di Lelio Baffetto

Booktrailer!

Forma promozionale ibrida: da qualche anno è oggetto degli esperimenti più vari da parte delle case editrici più paludate come di quelle più originali e scintillanti. Si cerca di capire quale possa essere il suo ruolo nelle strategie di marketing: tra il divertissement che conferma una formula pubblicitaria già di per sé brillante e il forzato pegno da pagare a una dimensione multimediale verso la quale il mondo del libro mostra ancora qualche resistenza, il booktrailer vive ancora, oggi, di una vita anfibia, senza possedere uno statuto riconosciuto e riconoscibile. Rimane un campo dove tentare le strade più disparate (sempre che si decida di imbarcarvisi), dove non ci sono regole, ma soprattutto – e che è peggio – dove non ci sono obiettivi predefiniti e precisi (perché io la voglio conoscere la persona che si fa convincere da un booktrailer a comprare un libro!).

In questo panorama, il più delle volte desolante, ecco che un bel concorso s’incarica di dare una prima ufficialità, una sorta di canonizzazione a questo strano “genere”, raccogliendo e mettendo ai voti quanto è già stato prodotto e, in sostanza, dando vita una vetrina interessante – quantomeno per gli addetti ai lavori – in vista di future produzioni. È questa la funzione che potremmo attribuire alla sezione “booktrailer” del Festival Cortinametraggio, edizione 2013: dal 13 al 17 marzo, nella capitale delle Dolomiti si terrà una griffatissima rassegna di cortometraggi, giunta alla sua quarta edizione, all’interno della quale, per la prima volta, trova spazio una specifica competizione per booktrailer, perché «un Booktrailer ben fatto non è un semplice spot ma un piccolo film che deve sintetizzare proprio come un corto d’autore il contenuto del libro che conquisti i lettori».

Ecco. Nei 25 video in concorso si può dire che la “vena autoriale” si mostri in maniera quantomeno carsica, sporadica. Sia che si tratti di grandi editori (anche se non di grandi libri), sia che si tratti di piccolissimi editori (a vedere i candidati si direbbe che le case editrici di mezzo snobbino il genere…), i booktrailer appaiono quasi completamente caratterizzati da un grado di un’amatorialità imbarazzante, soprattutto se si pensa alle potenzialità e alla diffusione (quasi popolare) che hanno oggi certi strumenti di ripresa e riproduzione, di rielaborazione delle immagini, di integrazione multimediale. E invece, sembra quasi che gli uffici marketing delle nostre amate case editrici preferiscano affidare l’ingrato compito di realizzare questi prodotti promozionali a videomaker improvvisati, a neofiti senza strumenti o a nostalgici dei fratelli Lumière.

Sia chiaro, non credo sia facile trovare una via originale per coordinare un testo letterario e una sua riduzione (in tutti i sensi) filmica. Se è per questo non c’è neanche un medico che obblighi a provarci. Però, se proprio ci si vuole mettere alla prova e sondare le potenzialità di questa inesplorata fetta di mercato e di “espressione artistica”, ecco, credo si possa fare qualcosa di più dell’attuale melting pot di filmini delle vacanze, videoarte oratoriale e interpretazioni da Un posto al sole.

Mi riferisco, ad esempio, al video realizzato per Indagine 40814 di Luca Valente, thriller a sfondo storico edito da Attilio Fraccaro: saltano subito alla mente i video di Maccio Capatonda, solo che qui la battuta dissacrante o esilarante non arriva mai. Un crescendo di tensione al limite del sostenibile ci lascia con il sospetto che il libro valga quanto il booktrailer. Poco!

Perché alla fine, il rischio, è che il booktrailer sortisca proprio l’effetto opposto a quello per cui viene ideato: invece che suggerire allo spettatore i temi e le atmosfere di una trama avvincente o di un intensissimo “romanzo di situazione”, il trailer finisce per evocare alla mente del potenziale lettore, terrorizzato, quanto di peggio le televisioni private e locali hanno prodotto negli anni e producono tuttora. Basti vedere il corto realizzato per Nemmeno un bacio prima di andare a letto, romanzo di Manuela Salvi pubblicato dalla blasonatissima Mondadori. E sì che di strumenti tecnici ed “estetici” in quel di Segrate dovrebbero averne accumulati parecchi negli anni: non è una giustificazione il pubblico iper-popolare (per non dire sub-popolare) a cui il libro dovrebbe essere indirizzato. Questo trailer, incrocio mal riuscito di Melissa P. e un tutorial di make-up, farebbe inorridire anche un tronista abituato alle peggiori “esterne” dei programmi di Maria De Filippi.

Sempre per restare ai grandi editori, non ci si può risparmiare dal segnalare il booktrailer di Fai bei sogni (Longanesi) del recente bestsellerista Massimo Gramellini: a metà tra uno spot dell’Enel e una pubblicità progresso, omaggiato della colonna sonora del sempre-sorridente Giovanni Allevi, questo video è la quintessenza del buonismo melenso che il giornalista dispensa tutte le domeniche dalla tribuna di Che tempo che fa.

Passando a Rizzoli, Italiani di domani del “maestrino” Severgnini – sempre pronto a dirci come essere italiani all’estero, italiani in Italia e italiani dovunque e sempre – soffre di uno strano difetto: il didascalismo ripetitivo, borioso e perbenista dell’autore, grillo parlante presente in tutte le salse lungo i 3.15 minuti del trailer, non riesce a essere mitigato dall’originale trovata del video “in disegnato”. Domina la sua saccente voce e questo basta a farci spegnere immediatamente il computer.

Onesto, invece, nella sua icastica sinteticità, lo spot di Colosseum (Rizzoli): un booktrailer a tono per “il sanguinario ritorno di Simone Sarasso”, autore di romanzoni storici calibrati sulle note di un epic-pulp che il video conserva con la sua prosopopea apocalittica e patinata.

Se non altro è un video che non si vergogna di quello che è: una pubblicità!

 

Ma visto che, alla fine, questo Festival dovrà anche premiare qualcuno, mi sento di segnalare alcuni booktrailer che si distinguono meritoriamente. E che mostrano come per un prodotto tanto ibrido non ci siano formule prestabilite che garantiscano una dignità espressiva (come la ricorrente riproduzione mimetica di una scena del romanzo), ma si debbano coniare – ma dovrebbe essere superfluo dirlo – soluzioni singole e originali, calibrate sulle potenzialità del testo e coordinate con la abilità tecniche e immaginative di chi vi mette mano. A distinguersi sono infatti i video con un “di più” di fantasia (e sì che ne basterebbe poca…).

Efficace la tecnica minimalista scelta per Cose che nessuno sa di Alessandro D’Avenia (sempre Mondadori). La focalizzazione sull’immagine del libro, animata semplicemente dall’evoluzioni di una figura che si muove allo scorrere delle pagine, sembra privilegiare l’idea che in fondo, comunque la si guardi, si sta parlando di un testo scritto: con questo, e con le parole che una voce legge in sottofondo, dovrà avere a che fare il lettore. A questo video potrebbe andare il premio per gli “arrangiamenti”.

Al booktrailer di Partenze (Sigismundus), romanzo di Nicola Giuliato de Vàzquez, edito dalla romana Sigismundus, va invece il premio per la “fotografia”. E infatti, a distinguere questo video è proprio l’assenza di immagini in movimento: al loro posto una sequenza fotografica in bianco e nero (con finale irruzione del colore) che crea uno strano cortocircuito con la narrazione a cui allude. Rimangono degli spazi vuoti, non c’è una voce che racconti o guidi, ma solo dei rumori in sottofondo: l’effetto è leggermente straniante, il video diventa uno spazio autonomo, compone una trama ambigua, fissa un ritmo, lascia immaginare che il libro possa esservi sintonizzato, ma in definitiva lascia il legame “lento” e resta indipendente.

Premio della critica va, infine, a Suk Ovest. Banditi a Roma (Fazi), di Massimiliano Smeriglio. La soluzione estetica adottata smarca e distingue questo video da tutti gli altri concorrenti. Si tratta infatti di un cartone ad animazione ridotta, costruito per assemblaggio di elementi in combinazione tra loro: un po’ Sin City, un po’ Valzer con Bashir, questo trailer, arricchito dalla voce sempre a tono di Valerio Mastrandrea, riesce a disinnescare il rischio di banalizzazione, anche nel momento in cui si fa mimesi fedele della storia. Reticente al punto giusto, soprattutto nella conclusione, lascia allo spettatore l’idea che il naturale proseguimento di questo racconto sia tra le pagine del romanzo.

 

Una nota conclusiva: forse, in Italia (ma dell’estero non ho esperienze) non siamo ancora tanto capaci di fare booktrailer. O forse, anzi più probabilmente, questo genere di cose ha troppo poco a che fare con i libri per come siamo abituati a intenderli, e piuttosto con la promozione di una concezione più commerciale e meno letteraria. Restano le buone trovate, affidate al genio estemporaneo di qualche creativo. Per il momento godiamoci queste. Di tutte le altre, non possiamo che ridere!