L’Odissea come una favola. Questa è la visione di Bob Wilson dell’opera omerica, andata in scena al Piccolo Teatro di Milano fino al 24 aprile scorso. Un viaggio, ora sogno, ora incubo, le cui immagini raggiungono una bellezza visiva difficile da descrivere. La lingua greca contribuisce non poco a ricreare la magia del viaggio di Odisseo, un greco moderno così come moderno è il testo di Simon Armitage da cui lo spettacolo prende vita. Il visionario regista ricrea il mondo ellenico secondo la sua proverbiale visione dell’opera teatrale:
“Deve essere lieve!”.
Leggerezza e ironia per raccontare una storia che tutti conoscono, anche se mai vista in questa veste. Odisseo amava la sua patria, la conoscenza, Penelope e l’amore ha guidato ogni sua scelta. Odyssey non è solo uno spettacolo teatrale, abbraccia l’arte nella sua interezza, suoni, musiche, colori, luci regalano all’opera mille e più sfaccettature per un risultato impossibile da circoscrivere in un solo ambito artistico.
Lo spettacolo nasce da una coproduzione tra il Piccolo Teatro e il Teatro Nazionale di Grecia. Una collaborazione che ha permesso di sfruttare al meglio le capacità artistiche di due paesi ricchi di cultura. La prima è avvenuta sulle scene ateniesi, in un paese economicamente problematico ma sempre attento all’arte e in grado, anche in momenti difficili, di impegnare risorse e forze a progetti che rimarranno nella storia della drammaturgia. Per due mesi ha calcato il palcoscenico greco ed ora le sue scenografie spettacolari sono approdate sulla scena milanese. Dal punto di vista tecnico Odyssey è una autentica dimostrazione di maestria e senso estetico, da sempre caratteristiche primarie di Bob Wilson. Le luci cangianti, gli oggetti scenici (vere e proprie sculture in movimento) e gli attori sono coordinati in modo armonioso tanto da andare ben oltre il teatro performativo. Una recitazione corale, il corpo e il movimento diventano protagonisti ancor prima della parola. A ciò si unisce la colonna sonora realizzata dal vivo dal maestro Thodoris Ekonomou.
Una grande testa con un occhio solo immersa in una luce blu elettrica, esseri con ali, il corpo da donna e la coda di un pesce, mostri marini. Il Piccolo Teatro Strehler diventa testimone di una fiaba, una visione onirica del racconto epico rivisitato e riadattato ad ogni tipo di pubblico che è stato immerso in un mondo fatato. Oltre la perizia, gli effetti speciali e le atmosfere fantasy l’opera di Bob Wilson è molto altro. È una vera e propria esaltazione della figura di Odisseo, astuto, quanto mai umano, curioso e innamorato, in netta contrapposizione con la sua ciurma, inetta e mediocre. Le figure femminili sono cariche di fascino e di potere, dee, maghe, mogli ma soprattutto donne.
È così che dovrebbe essere la giustizia: una forza silenziosa e invisibile.
E così l’amore.
Dice Zeus, il capo degli dei. Questa è l’Odissea di Robert Wilson. Una storia d’amore e di giustizia, di speranza, anche quando le avversità ti privano della nave e del tuo equipaggio; anche quando persino un dio soffia il vento contro di te. Nonostante tutto, questa perla della drammaturgia è nata in Grecia, con l’aiuto di artisti e tecnici italiani.
Odyssey non è solo una storia, è una dichiarazione di forza.