wagnerdi Anna Girardi

Nell’anno del bicentenario dalla nascita di due grandi compositori quali Verdi e Wagner il Teatro alla Scala ha proposto la stagione 2012/2013 incentrata sulla loro produzione operistica. Di Verdi sono già andati in scena Rigoletto, Falstaff, Nabucco, Oberto Conte di San Bonifacio e sono previste ancora Un ballo in maschera, Don Carlo, Aida; inoltre la Prima dell’anno prossimo vedrà un nuovo allestimento di Traviata diretta da Daniele Gatti con regia di Dmitri Tcherniakov.

Di Wagner invece è stata la Prima di quest’anno, Lohengrin, diretta da Daniel Baremboim, seguita dall’Olandese volante. A maggio poi, è stato rappresentato, sempre sotto la guida di Baremboim, l’ultimo dei quattro drammi che compongono la Tetralogia: il Götterdämmerung o Crepuscolo degli Dei. Questo spettacolo fa parte di un progetto del Teatro, iniziato nel 2010, che ha visto prima la rappresentazione separata delle quattro giornate della Tetralogia, anno per anno, e la successiva unione delle stesse in queste ultime settimane di giugno: dal 17 al 22, infatti, andrà in scena tutto il ciclo completo diretto da Baremboim con regia di Guy Cassiers e scene e di Enrico Bagnoli, replicato la settimana successiva. Progetto imponente, soprattutto se si pensa che in precedenza solo altre due volte il teatro è riuscito a rappresentare tutti e quattro i drammi di seguito con lo stesso regista, lo stesso direttore e lo stesso cast: nel 1950, quando il Ring fu messo in scena da Otto Erhardt con scene e costumi di Nicola Benois diretto da Furtwängler, e nel 1963, quando fu diretto da André Cluytens con scene e costumi sempre di Benois ma con regia di Heinz Tietjen.

Non stupisce che sia il Teatro alla Scala a proporre tale piano: esclusi i teatri prettamente wagneriani quali Monaco, Bayreuth, Dresda, Berlino, Vienna e Zurigo, il tempio milanese è il maggior realizzatore di opere del compositore tedesco con 127 edizioni per un totale di oltre mille recite in 140 anni.

La-prima-alla-Scala-con-Wagner-come-se-fossimo-in-Germania_h_partbVeniamo ora all’opera in sé. Essa viene concepita dopo che Wagner ha maturato e perfezionato le sue idee sul “dramma in musica”, in seguito anche alle pubblicazioni dei saggi Opera e Dramma e Una comunicazione ai miei amici. Sarà qualcosa di completamente nuovo rispetto a tutta la storia della musica precedente (ogni forma chiusa – arie, duetti, trii, cori – scompare definitivamente) e infatti, piaccia o meno, il Ring è una tappa dalla quale non si può prescindere. Come riporta il Dizionario dell’Opera 2006, per Wagner «il poema non deve essere a servizio della musica, ma, compenetrato con questa e con pari dignità, va a costituire la struttura drammatica. La lingua del testo […] è una perfetta costruzione, funzionale al dramma. Vi viene curato soprattutto il suono della parola e del verso, che è già musica prima di essere rivestito con le note».

Siamo negli anni 50 dell’Ottocento. Il compositore tedesco decide di creare un’opera incentrata sulla saga dei Nibelunghi, radice della mitologia tedesca. Il primo intento dell’autore non è quello di iniziare un cammino e di creare un’opera colossale: egli pensa a un componimento incentrato su uno dei personaggi principali, Siegfried. Iniziato il libretto, però, si accorge che un dramma solo non basta, è necessario spiegare l’antefatto; decide allora di scrivere Il giovane Siegfried e poi La morte di Siegfried. Continuando a lavorare, il testo aumenta e si arriva alla nascita dei quattro libretti che compongono la Tetralogia: Oro del Reno, prologo, La Valchiria, prima giornata, Sigfrido, seconda giornata e Crepuscolo, ultima giornata e conclusione.

Dopo essersi cimentato nella stesura dei testi Wagner si dedica alla musica: Oro del Reno e Valchiria nascono subito. Bisognerà invece aspettare una ventina d’anni perché metta mano alle ultime due giornate. Il lavoro, infatti, si interrompe in primis perché Wagner si rende conto che il progetto è talmente faraonico che difficilmente avrebbe trovato qualcuno che glielo mettesse in scena; inoltre il compositore si avvicina in quegli anni al pensiero filosofico di Schopenhauer che gli cambia la visione del mondo e di conseguenza  il suo piano d’opera.

Nel 1869 a Monaco va in scena la prima rappresentazione dell’Oro del Reno; nel ’70, sempre a Monaco, La Valchiria. Wagner nel frattempo ricomincia a lavorare a ciò che aveva lasciato in sospeso e promuove l’idea di uno speciale festival per rappresentare il monumentale ciclo: nasce così nel 1872, finanziato dal principe Ludwig II di Baviera, il teatro di Bayreuth, tutt’ora dedicato esclusivamente alla rappresentazione dei drammi del compositore tedesco.

La costruzione del teatro termina nel 1876 e finalmente viene rappresentata tutta la Tetralogia. La saga narra della parabola discendente del regno degli dei, dalle origini fino alla distruzione causata dalla brama e dal potere. Musicalmente il Ring è splendido, sublime in certi passaggi. Non può essere raccontato, o meglio, attraverso il racconto dell’opera è difficile trasmettere in cosa consista la sua bellezza esaltante, il suo respiro ammaliatore, il livello della visione del mondo che esprime. Sicuramente si può affermare che con questa creazione Wagner raggiunge appieno l’obiettivo dell’“opera d’arte totale”, teorizzata diverse volte nei suoi saggi: totale è il coinvolgimento, la concentrazione, il trasporto.

Da domani vedremo in cosa consiste ogni singola giornata e come viene rappresentata ed eseguita presso il Teatro alla Scala.