Partiamo dall’inizio: cos’è Atti impuri? è una rivista di letteratura, curata da un collettivo (Sparajurij), un prodotto quindi sconosciuto alla gran parte del pubblico dei lettori. O meglio, un prodotto che fa decisamente fatica a raggiungere (ricreare?) un suo pubblico. Quindi una preliminare osservazione ammirata al coraggio, all’impegno e alla forza propositiva di chi ha curato, prodotto e pubblicato questa rivista è doverosa, oltre che sentita.
Ma cosa contiene questo quarto numero di Atti impuri? (la risposta è sì, ne esistono tre numeri precedenti e la risposta successiva è no, non è una rivista che trovate solo venduta in astrusi ed ermi luoghi e neppure solo via fax, basta entrare in una libreria qualsiasi e ordinarla oppure acquistarla semplicemente on-line).
Innanzitutto troviamo, sotto il nome di False testimonianze, due ampie sezioni di prodotti italiani, molti racconti ma anche interventi poetici (di cui il primo di Tiziano Scarpa) e una conversazione con Aldo Nove, che in funzione a domande intelligenti contiene risposte ugualmente intelligenti e che risulta piena di spunti di interessante riflessione sulla letteratura, sulla scrittura, sul romanzo, sulla critica e su molte altre cose.
A questo punto, si potrebbe dire: bene, la rivista è fatta, un buon numero di racconti, un intervento poetico, un’intervista a uno scrittore di fama, a posto. Invece no, invece Atti impuri contiene molto altro: due sezioni centrali Il prossimo tuo e Nelle acque sotto la terra che contengono testi stranieri. Si tratta di autori in Italia poco conosciuti, ma certamente degni di maggior attenzione; questi testi vengono introdotti da articoli e note critiche e vengono forniti in traduzioni di ottimo livello.
Si tratta di scrittori di notevole talento e qualità, tra cui a mio avviso spiccano i testi contenuti nella sezione Il prossimo tuo: due meravigliosi racconti dello scrittore portoghese Nuno Júdice, altri due altrettanto meravigliosi dello spagnolo Vicente Molina Foix, uno del francese Julien Thèves e uno del russo Vadim Mesjac. A mio parere questa sezione è davvero la più riuscita, e contiene il materiale migliore e più appassionante.
Ho trovato, invece, meno coinvolgenti i materiali contenuti in Nelle acque sotto la terra tradotti dallo scrittore catalano Salavador Espriu e da Rafael Lasso de la Vega, Marqués de Villanova; ma si parla sempre di autori di grande spessore forniti in traduzioni validissime, finestre su altri mondi.
A tutto ciò si somma una parte finale, All’infuori di me, che contiene una presentazione e due testi con traduzione a-fronte di John Giorno, autore che a prescindere dai gusti ha un ruolo nella letteratura del novecento e rappresenta una cultura americana del reading e della poesia letta in performance da cui ancora molto si può imaprare.
Naturalmente c’è anche qualche critica da fare: la grafica non è proprio entusiasmante e l’effetto “frase estrapolata dal testo ripetuta in un riquadro” fa un po’ quotidiano, così come in genere la ripresa delle scritte in sottofondo sulla pagina a sfumare. Ma, tutto sommato, credo sia anche questione di gusto personale. Le illustrazioni in compenso, ad hoc per ogni racconto, sono molto ben fatte.
Altra critica che mi sentirei di muovere è che considerando l’altissimo livello di alcuni racconti tradotti i prodotti italiani non sembrano tenere il passo. In particolare alcuni dei testi inseriti nella seconda parte dedicata agli italiani sembrano, detto fuori dai denti, non valere molto e vista l’importante mole della rivista si sarebbero potuti tenere fuori per renderla un poco più snella.
Per quel che riguarda le intenzioni con cui viene curata e pubblicata la rivista non posso che rimandare all’editoriale che potete trovare qui, ma al di là di tutto mi sento di poter dire che merita assolutamente di essere comprata e letta, lo merita perché prova a creare cultura, prova a far crescere il lettore, a fornirgli spunti, appigli e pioli che aiutino la sua mente a muoversi, forse anche a far ritrovare un po’ di prospettiva, un po’ di umanità, su un mondo sempre più bidimensionale.
Ricapitolando, complimenti veri per la costruzione di una rivista che sia stimolo, che faccia cultura e che consenta di muoversi in tante direzioni. Vale veramente la pena, a prescindere da piccole osservazioni, sia di comprarla (12 euro) sia, soprattutto, di leggerla (non poco tempo). Avrete una marea di stimoli, di riflessioni, di materiali, farete la conoscenza di scrittori di racconti italiani, ma anche di scrittori stranieri di grande valore, avrete molte strade da seguire o meno a vostro piacimento.
Atti Impuri, luogo di scritture, No reply editore, 12.00 euro