Lo si potrebbe chiamare così: il paradosso del blogger. E in questo caso, del blogger letterario.
Tutto nasce sul web. La rete come strumento democratico di affermazione, spazio di parola libero e autogestito in cui far sentire la propria voce: potrebbe anzi essere preso come l’emblema di un campo in cui si realizzano allo stato più puro la libera iniziativa e la libera concorrenza. Tutti partono alla pari: chi arriva a trascinare sulle proprie pagine il maggior numero di lettori-utenti-follower o qualsiasi altro sinonimo della nuova lingua mediatica vince per manifesta superiorità. Ma una superiorità dimostrata e riconosciuta. Non autoimposta.
E invece non accade proprio così. Almeno nel mondo dei blog letterari, ancora una volta. In Italia questa formula fa il suo esordio per l’iniziativa di chi dal mondo reale ha già ricevuto una investitura – grande o piccola non importa. Romanzieri, critici letterari, poeti, giornalisti, «agitatori» culturali dalle mansioni più varie, gruppi editoriali: sono queste le figure che aprono le porte del web alla voce di chi intende parlare di letteratura e vuole raggiungere un pubblico più vasto di quanto riescono a fare riviste di settore ma, spesso, anche gli stessi libri. Sono queste le figure che ancora oggi conservano una posizione di maggiore autorevolezza.
Un’autorevolezza che però non ha creato il web, ma che viene da fuori.
Dopo di loro è venuta l’ondata dei privati naviganti (così potremmo chiamarli), che per i più vari e personali motivi hanno pensato di poter essere all’altezza di un confronto con i pionieri della rete e poter dire la loro sugli stessi argomenti, attraverso lo stesso mezzo. Nasce così, dopo una decina d’anni di sviluppo esponenziale, quel mare magnum che è la blogosfera letteraria italiana. Un caos entro il quale sembra impossibile individuare un ordine: troppi e troppo diversi sono i modi di intendere un blog letterario. Ci sono i blog collettivi e i blog individuali, i blog di critica letteraria e i blog di scrittura creativa (a tutti i livelli), i blog di sole recensioni e i blog in cui queste sono affiancate da un discorso più ampio sul sistema-letteratura, blog orientati a un pubblico già «informato» e blog che cercano di mettere le vicende letterarie alla portata di tutti, blog tenuti da specialisti del settore (professionisti, ma anche scrittori, poeti, studiosi) e blog amatoriali, blog in cui si scrive bene e blog in cui spesso anche il rispetto delle norme grammaticali sembra un orizzonte irraggiungibile.
È anche per questa indefinibile molteplicità che il blogger letterario oggi, in Italia, è una figura dai contorni ancora imprecisi, stretta tra la diffusa percezione della scrittura come un hobby, intelligente passatempo (quando va bene), e l’individuale speranza, o convinzione, che la propria parola, affidata alle insondabili vie della rete, possa arrivare a toccare le corde giuste, aprendo spazi e prospettive inaspettate. In mezzo a tutte queste sfumature si perde spesso anche la migliore delle intenzioni che un blog letterario possa avere: offrire un servizio al lettore, mettere in condivisione una serie di competenze che possano aiutarlo a scegliere, a orientarsi, includerlo in una discussione che inviti a riflettere e non a difendere posizioni partigiane (e su questo sono proprio i blog più autorevoli e ufficiali a dare il cattivo esempio).
Quel che di più prezioso la sovrabbondanza della blogosfera ha determinato è la capacità di produrre uno sguardo straniato sulle cose, una moltiplicazione di prospettive capaci di porsi fuori dalle logiche della carta stampata e delle marchette editoriali per osservare con occhio “puro” (con il rischio di scadere nella peggiore delle soggettività) il sempre più complesso mondo del libro.
Eppure, quello che tra tutti i tipi di blog di opinione dovrebbe agire e funzionare da anticorpo all’interno di un sistema altrimenti viziato da conflitti di interessi e alleanze trasversali, stenta ad affermare la propria parola, a livello individuale e pure di gruppo.
Ecco allora il fulcro della questione: la necessità di far sentire la propria voce, anche solo per rivendicare il proprio (piccolo o grande) contributo a costruire una società con meno ottusità e più cultura.
Difficile, ovviamente, trovare dei punti d’intesa comuni per riempire subito la casella alla voce «che fare?». Troppo poco il tempo di discussione, troppi gli spunti emersi, troppo diverse anche le «capacità» delle varie forze in campo. Si è optato quindi per una scelta interlocutoria. Una navigazione a vista potremmo dire, con un’immagine che ci sta molto a cuore: contare le forze in campo e vedere in che modo si può declinare il «fare rete» nel campo dei blog letterari.
Una catena di interventi, distribuiti tra i blog che hanno partecipato al primo incontro mantovano, per una chiamata alle armi. Al grido dell’hashtag-feticcio #LitBlogStorm lanciamo un sasso nello stagno della blogosfera e speriamo di provocare «una tempesta perfetta».
Tutti sono invitati a rispondere, a fare proposte e a suggerire pratiche.
Inevitabilmente le prime mosse saranno vaghe. Ma anche solo riuscire a realizzare un osservatorio dell’esistente non sarebbe fatica sprecata.
Il lavoro sarà lungo, forse lunghissimo. Ma i tempi sono maturi per cominciare.
E abbiamo bisogno di tutti!
Achab
Dal porto hanno già preso il largo alcuni blogger letterari, in ordine alfabetico:
Alberto Bullado: ConAltriMezzi, Scuola Twain
Andrea Coccia: Il Post, staff Festivaletteratura
Patrizio D’Amico: Il Tropico del Libro
Marta Marengo: Personal Librarian
Rodolfo Monacelli: Criticaletteraria.org
Morgan Palmas: Sul Romanzo
Carlotta Susca: ipool.it
P.S. Per maggiori informazioni su #LitBlogStorm scrivete pure al nostro indirizzo di posta info.labalenabianca@gmail.com, oppure commentate qui sotto.
Per informazioni tecniche e pratiche guardate qui.