Mimìno, a trovarselo davanti inaspettatamente, è una meraviglia d’uomo che non si può dire: saltella, canta, s’inchina, bisbiglia con voce languida, saluta con la mano aperta e sorride a tutto, tronchi d’albero, gatti randagi, dissuasori del traffico e cameriere dei bar. Se vi invita al cinema, vi fa scegliere il film, se vi capita di uscirci a cena, vuole pagare sempre lui, se avete la luna di traverso, vi racconta una storiella comica per farvi tornare il buon umore e vi telefona di notte per assicurarsi che stiate dormendo di gusto. È l’amico ideale e raramente si innamora. Quando gli succede di perdere la testa per una donna, il fenomeno avviene sempre nella stagione estiva, quando si può dormire nei fossi, nutrirsi di erbe spontanee o di panini raffermi dimenticati da madri distratte nei parchi pubblici, e sfruttare i corsi d’acqua per i bisogni fisiologici quotidiani, in un perenne vagabondare noto come “nomadismo agostano dell’Adùltolo”. Con il sopraggiungere dei primi freddi, l’Adùltolo lascia la sua compagna per tornare alla vita sedentaria nel profondo Nord, che condivide con Magda, la Matruffa. Durante le migrazioni agostane del compagno, Magda legge Dostoevskij in russo, compone sestine a rima retrograda per la gioia dei nipoti e certi giorni, nel tardo pomeriggio, chiosa Heidegger per beneficenza nei forum studenteschi di Lettere e Filosofia. La stessa Magda, compagna di Mimìno, l’Adultolo per l’appunto, di cui attende il ritorno dopo l’ultimo festival della Taranta organizzato nell’estate dalla Regione Puglia, la Magda, quindi, non appena percepisce in lontananza il canto felice del viaggiatore che arriva a casa con i primi freddi, si sente venir su il prurito dappertutto, e va subito in matruffa: toglie lesta il paiolo dalla naftalina, corre a preparare migliaia di polpettine con ragù da congelare per l’inverno, e infine si butta sul letto esausta, lanciando grida altissime all’indirizzo del Domenico, dagli amici detto Mimmo, per la precisione, mentre il Domenico stesso (Mimìno lo chiamano in molti, quasi tutti, per amor del vero) sogna segretamente la sagra del polpo di Melendugno già programmata dalla Regione Puglia per l’agosto dell’anno successivo, fumando silenzioso la sua pipa sul sofà, con mimìnica indifferenza, e così via, nei secoli dei secoli.
Modi di dire: «meglio adùltolo che lumbard», detto dalle donne padane in cerca di un compagno durante le adunate di Pontida. Fra le donne leccesi in cerca di un compagno durante il 365° festival mondiale della Taranta organizzato nell’anno in corso dalla Regione Puglia è diffuso il detto: «Meglio adùltolo che assessore», oppure, fra quelle meno politicamente attrezzate, «Meglio adùltolo che percussionista».