In una bella giornata di sole, la Titìna consulta con attenzione diligente i programmi delle feste danzanti organizzate nei mesi estivi dalla proloco di Melendugno, in collaborazione con l’Assessorato alla cultura, turismo e spettacolo della Regione Puglia. Due ore per bagno e capelli, un’ora per il trucco, scarpa con la zeppa e seno bene in vista, la Titìna percorre la via del Corso a grandi passi, lanciando lunghe occhiate tutto all’intorno. È questa l’epoca in cui Mimìno, sbarcato a Melendugno dalle terre del Grande Nord, batte le sagre di paese zaino in spalla, aspirando con le narici ben aperte i fumi del polipo messo a sobbollire in grandi calderoni, senza liquidi aggiunti, si badi bene, stante il fatto che, come tutti o quasi tutti sanno, «il polpo cuoce nell’acqua sua stessa». La Titìna lo avvista, lo pedina, lo affianca, gli mette un braccio attorno alla vita sospingendolo verso il Bar Centrale, dove si serve un beverone dalla formula ignota, a base di Negramaro. Lo porta in pista, lo fa volteggiare nella sarabanda della “pìzzica”, lo nutre passandogli scodelle di polpo con patate in porzioni generose, s’incide i suoi numeri telefonici nel palmo della mano, infine lo trascina tenendolo per un polso verso l’ultima corriera della notte, poi nella lampara di suo nonno, ormeggiata a due passi dal porto di Gallipoli Vecchia. Albeggia. L’imbarcazione riguadagna la costa, e Mimìno, arruffato e scalzo, recupera lo zaino e si avvia barcollando verso la più vicina stazione ferroviaria, meditando di prendere la via del ritorno alla chetichella, dato che l’estate volge al termine e nell’aria spirano vortici di brezza rinfrescante. Se voi pensate che la Titìna senta ora affievolirsi l’effetto dell’onda elettrica nelle vene del suo corpo significa che non avete la benché minima nozione di come vanno le cose con le feste danzanti organizzate nei mesi estivi dalla proloco di Melendugno, in collaborazione con l’Assessorato alla cultura, turismo e spettacolo della Regione Puglia: il veleno della parlàntola, insetto dalle lunghe zampe il cui morso induce stati di alterazione fisica e mentale che possono portare alla follia, tenetelo per certo, non si propaga nel sangue dell’essere umano come capita quando si viene punti da altri esemplari di aracnidi ben noti agli entomologi, ma corre lungo i cavi interrati e le onde satellitari degli operatori di rete fissa e mobile presenti su tutto il territorio nazionale. E voi non potete immaginare quanti minuti al giorno di telefonate gratis sia riuscita a spuntare la Titìna, a partire dalla mezzanotte del giorno stesso e fino al 31 luglio dell’anno successivo.
Modi di dire: dial. «Quandu ‘na parlantulàta te dae lu purpu, accorto fiju miu ca te ritrovi surdu».
(trad. it Quando una parlantolàta di offre del polipo, attento figlio mio perché potresti ritrovarti con seri danni all’udito)