Nell’inverno 1943 tre prigionieri di guerra italiani, Felice Benuzzi, Ecce Homo, Giovanni Balletto e Vincenzo Barsotti, evadono dal campo di prigionia inglese di Nanyuki e scalano il monte Kenya issando una bandiera tricolore sulla Punta Lenana salvo riconsegnarsi alle autorità britanniche diciassette giorni dopo. L’ascesa sarà inavvertita in Italia e il testo di Benuzzi che la racconta – Fuga sul Kenya, edito nel 1947 da L’Eroica di Milano – resterà in sostanza giacente fuorché diventare Oltremanica e Oltreoceano un best-seller nella sua traduzione con titolo No picnic on Mount Kenya… Ecce Libro. «Roba da fasci», penserà Wu Ming 1 maneggiando questa strana missiva del suo agente letterario Roberto Santachiara: un volume di Felice Benuzzi, triestino, nel novero di quella «trista retorica giuliana sull’italianità della città irredenta» e quell’impresa di nostrano e «particolare filone, quello di una certa pseudo-storiografia divulgativa che si è data il compito di propinare narrazioni rassicuranti e assolutorie», un «paradigma vittimario» di pronto utilizzo per gli italiani brava gente, «sempre capaci di arrangiarsi e all’occasione di compiere grandi atti di eroismo» (pp. 15-16). Eppure c’è una semiotica altra da definire, una certa metastoria da esumare nei suoi sostrati, un’ucronia congenita nei disegni della New Italian Epic… Ecce Point Lenana.
Il libro è prima un récit d’ascension, una letteratura testimoniale in presa diretta dei due autori sull’orme “benuzziane”, poi un entrelacement di vite declinate nell’epica: dalla Vienna di Freud, Klimt, Trotsky e del fu clochard Adolf Hitler, alla Trieste furente di Wilhelm Oberdank (aka Guglielmo Oberdan), Ruggero Timeus e Scipio Slataper; da Gea della Garisenda e la sua «promessa dell’Africa che è la promessa della fica» (p. 132), alle ebbrezze marziali di D’Annunzio, Carducci e Giovanni Pascoli, «proprio lui, dopo una vita spesa a cantare la natura e la vita dei campi, il fanciullino e l’uccellino, il vecchiettino e il lumicino, il sonnellino e il gelsomino, il rondinino e il biancospino, proprio lui che ha dedicato versi all’uccisione del suo babbino» (p. 135). Gli assolutismi di Franz Ferdinand e le solitudini di Francesco Giuseppe, la Grande Guerra sulle Alpi Orientali, i Ragazzi del ’99, Giuseppe Ungaretti, Fiume, la Grande Proletaria e la vittoria mutilata: «Mi sembra che in questa storia i poeti abbiano tutti un ruolo nefasto» (p. 157) e del resto con la guerra e i nazionalismi gli artisti danno il peggio di sé, è un vero e proprio «complesso militar-poetico» (p. 257) e lo dice anche Slavoj Žižek.
Così focali in Point Lenana saranno anche il ritratto del duca Amedeo d’Aosta, massimo esponente nel suo Dramma di Eschilo dell’antifascismo apolitico in colonia, e le idiosincrasie del Negus Hailé Selassie, martire austero della demenza fascista e insieme garante di «un governo autoritario con tare ereditate dal sistema feudale e altre importate dal capitalismo» (p. 484). Perché dopo Timira di Wu Ming 2 in Point Lenana c’è ancora tanta, anzi, tantissima Africa: la rivoluzione Mau Mau, il rastafarianesimo, il consumismo indotto dei “client-countries” britannici, l’Eccidio di Mogadiscio e il missionariato di Giuan mentre il calco sinottico e ispirativo di Follow The Fleet, pellicola americana con Fred Astaire e Ginger Rogers, ricorderà invece tante pagine di 1954 (Wu Ming) se non per stilemi, almeno nella suggestione filmica.
E alla fine il lettore, lost in foreshadowing da così tante pagine, vorrà avanzare la sua soluzione: se Point Lenana, per stesso lecit autoriale un «oggetto narrativo non identificato» (p. 380) fra saggio e racconto, avrà svelato il caleidoscopio concettuale di quel tricolore dei prisoners of war e se Fuga sul Kenya sarà ormai come «un ipertesto dove ogni parola é diventata “cliccabile”» (p. 493). Se le “due bandiere” di Felice – l’ambasciator romantico che cerca le montagne muovendo per il mondo – e Giuan, afflitto dal male oscuro dell’alpinista, avranno saputo saldare nella loro melanconia la guerra della memoria o se, come lo spleen di Comici, anche questa storia non avrà offerto risposte e si potrà solo continuare a raccontarla.