di Achab
Dopo una nottata umida ma ristoratrice i lupi di mare sono come nuovi, pronti per le prossime proposte del Festival. Si torna per le strade con Un’ambiente a misura d’uomo, evento-intervista con Salvatore Settis che affronta l’attualità del pensiero di Olivetti. L’assolata Piazza Sordello accoglie questo “luminare” da prima linea: affilato, energico, Settis tuona contro l'”inclinazione al servaggio” tipica degli italiani e non concede sconti.
Settis ha da poco firmato la prefazione de Il cammino della comunità, testo di Olivetti pubblicato da Edizioni di Comunità. L’eredità di Olivetti, il suo tentativo di “risanare moralmente e materialmente” l’attività economica, devono essere raccolti. Accanto e con Olivetti, Settis evoca la cultura della costituzione, la “grande incompiuta” (Calamandrei). Spiega che è facile liquidarla come utopia. Olivetti immaginava un’Italia possibile, coesa nella diversità delle sue piccole “patrie”: il suo slancio verso il futuro e la sua “forza morale” sono un appello più che mai attuale alla nostra responsabilità civile.
Alle 14, in Piazza Castello, dieci scrittori giovani hanno 7 minuti per raccontare qualcosa di loro e del loro rapporto con la scrittura: è Italiax10, un evento organizzato da Telecom a cui partecipano, tra gli altri, Paolo Piccirillo, Cristian Mascheroni, Francesco Costa, Azzurra d’Agostino. Conduce Flavio Soriga, con Andrea Coccia a moderare le conversazioni online “filtrando” due domande per scrittore. Ciascuno segue la sua ispirazione: dalla folgorazione che avvia la carriera creativa (nel caso di Piccirillo l’aver dato fuoco a un camion giocattolo è l’inizio del suo “bisogno di continuare a far danni”) alle panoramiche sui progetti in corso, gli scrittori si dimostrano dinamici e piuttosto creativi. Francesca Scotti spicca per originalità. Dopo il piano, l’oboe e il violoncello è approdata alla penna, nella ricerca d’uno strumento che doppiasse la sua voce. Ora vive in Giappone, sperimentando una sorta di fertile sradicamento.
Il gruppo si divide per seguire più appuntamenti in simultanea. Alle 15:30 è ancora ora di poesia perché nella Sagrestia di San Barnaba Nella Roveri dialoga con Antonella Anedda, poetessa consacrata che viene dalla storia dell’arte. La sua corposa produzione raccoglie anche numerosi articoli e saggi. La Anedda non vede antagonismo tra i generi, li alterna come un pittore alterna le tecniche per usare il colore. Il pensiero si stende sulla tela, si raggruma, gocciola in un dripping come in Pollock. La poetessa si legge e si commenta: è umile, spiega che “dire le proprie poesie in pubblico è quasi un’arte da spogliarellista”. I versi sono musica, a volte connotata da preziosismi, ma capace di sedurre il pubblico. L’Anedda si offre al dialogo ma rimane comunque un po’ schiacciata dalle domande dell’intervistatrice, ingombranti e farcite di citazioni.
Temi ad ampio raggio al festival. Alle 16 troviamo di nuovo Malvaldi, che con un intervento di trenta minuti per la rassegna “scrittori in web on demand” illustra le principali problematiche legate alla produzione di auto elettriche, che si prospetta decisamente poco conveniente anche in un futuro prossimo. Ma torniamo subito alla letteratura, alle 17, con uno degli eventi clou della giornata, il Dedicato a Gadda che riunisce la conturbante oratoria di Hans Tuzzi alle più asciutte osservazioni delle studiose Paola Italia (Università di Roma) e Federica Pedriali (Università di Edimburgo, direttrice del Centro di studi sull’autore) per la celebrazione dell’anno gaddiano. Una chiacchierata informale, in realtà, ma con contenuti di grande interesse per il pubblico accorso numeroso nell’affascinante Teatro Bibiena. Seguendo un filo conduttore che lega in particolare gli elementi di maggiore matericità della prosa gaddiana, in un fitto rimando di reminiscenze e suggestioni letterarie (Proust su tutti), il discorso verte gradualmente su lemmi chiave che dischiudono prospetticamente molteplici significati. L’incontro, a proposito, offre anche l’occasione per fare il punto sulla Enciclopedia gaddiana di imminente pubblicazione (fine 2013 – inizio 2014). Si tratta di un progetto che nasce nel 2002 a Edimburgo; un lavoro in continua evoluzione ed espansione, come segnala Pedriali, che per i 4 volumi previsti (oltre 1.300 pagine) accoglie attualmente 300 lemmi. In chiusura l’omaggio a Gadda ha regalato una lettura teatrale di un lungo brano dell'”Adalgisa”, reso con grande virtuosismo dall’ottima Anna Nogara.
Sempre alle 17 in Piazza Sordello, Telecom regala Bergonzoni al pubblico per 30 minuti. Domande libere, senza vincolo di sorta. L’attore mescola le carte, e ne esce una quasi-sceneggiatura spassosa e piena di ritmo. Ama “il gerundio della vita” e crede “nella reincarnazione, non solo delle unghie”. Diverte e insieme incalza: è “come se avessimo una Ferrari, e la spingessimo a mano”, “siamo artificieri del nostro destino”, che deve esplodere. La politica, per lui, dovrebbe partire dagli asili, anzi persino prima… Bergonzoni forza col grimaldello del calembour il nostro pensiero rigido e angusto, e fa capire che non c’è più tempo: “è arrivato il momento, bisogna andare a prenderlo”.
Bergonzoni si farà ritrovare poi prontissimo in serata, nella suggestiva Piazza Castello, dove riuscirà a parlare di poesia, di guerra, di infanzia, di amore, di spiritualità sempre con la capacità di far ridere il pubblico, e ridere di gusto: “Dopo Auschwitz non è più possibile la poesia? Vero, ma qui è durante Auschwitz! Certo, non c’è il genocidio, ma c’è il genio-cidio!”. Un esordio poetico, a partire dal titolo, L’amorte, tutto da gustare.
Alle 21 il teatro Ariston ospita Tutta la verita sui big data, colloquio-presentazione con Viktor Mayer-Schönberger, professore di Internet governance and regulation a Oxford. Luca de Biase lo interroga sul suo ultimo libro dedicato all’argomento, Big Data (Garzanti 2013). L’autore insiste su un problema tanto semplice quanto sconvolgente: la quantità di dati reperibili per analizzare la realtà è cresciuta enormemente negli ultimissimi anni. Questo cambiamento rivoluziona non solo la statistica ma anche i nostri paradigmi epistemologici. Con conseguenze anche pratiche, dai nuovi colossi dell’informazione (come Google) alle start up nane che nonostante le dimensioni processano miliardi di dati: i modelli predittivi sembrano sempre più infallibili e “real time”. Sogno o incubo? La paura di Viktor non è il mondo di 1984 ma quello di Minority Report. Ma noi dobbiamo “abbracciare il cambiamento” insieme alla rivoluzione culturale che ci sposta dal perché al che cosa. Con qualche incognita rispetto al come, segnalata in coda da un acuto spettatore.
Alle 21:15 (siamo dappertutto!) ci lanciamo nella visione di “Google and the world brain“, uscito a gennaio 2013, inquietante e serrato documentario sulla misconosciuta contesa legale tra Google e l’Associazione editori e autori americana. Al centro della questione la digitalizzazione avviata nel 2003 da Google Books degli archivi delle principali università europee e americane. Può infatti una società privata accaparrarsi gran parte del patrimonio librario mondiale sfruttandolo a fini di profitto commerciale? E cosa comporta tutto ciò sul piano politico-culturale? Grandi interessi si stanno muovendo sulla linea rossa dettata dal copyright, e la vicenda giudiziaria è ancora in evoluzione. Un film necessario per fare il punto della situazione, di grande interesse per tutti.