Il regista di questo film, Bong Joon-ho, è probabilmente sconosciuto ai più, il che è un gran peccato. Quarantaquattro anni, Bong è uno dei migliori registi sudcoreani degli ultimi anni, un vero autore capace di muoversi a suo agio nel cinema di genere. Sono tre i suoi capolavori da ricordare: Memories of Murder (2003) è un thriller capace di rivaleggiare tranquillamente con film del calibro di Zodiac. Tratto da una storia vera, il film racconta le indagini su alcuni omicidi seriali avvenuti nel 1986: i detective, come gli spettatori, brancolano nel buio, districandosi tra indizi, false piste e possibili colpevoli. Il vertiginoso finale ambientato ai giorni nostri è tra i momenti migliori della filmografia del regista.
The Host (2006) è invece un film di mostri. Sì, avete capito bene: rifiuti chimici hanno generato un essere mostruoso che, una volta cresciuto, esce dal fiume in cui vive per cibarsi di esseri umani. Ma il film non è certo tutto qui: l’abominio di turno è infatti un pretesto, e ciò che più interessa al regista non è certo l’azione, ma il racconto di un riscatto, quello del protagonista, un vero e proprio fallito – sul lavoro quanto nei rapporti con la famiglia – che dovrà fare di tutto pur di salvare la propria figlioletta, rapita dal mostro e in attesa di essere divorata.
Mother (2009) recupera invece i temi e le atmosfere di Memories of Murder: anche qui c’è un omicidio, anche qui ci sono indagini alla ricerca del colpevole. Cambia però il protagonista: non il solito detective tormentato, bensì la madre del ragazzo semi ritardato principale sospettato dell’omicidio. La donna indagherà per conto suo per scagionare il ragazzo, ma porterà alla luce segreti dal passato che avrebbero dovuto rimanere sepolti. Il tutto finirà con l’oblio.
Ma arriviamo a oggi. Snowpiercer è tratto da un fumetto francese scritto da Jacques Lob e Benjamin Legrand (ora in edicola, per chi è interessato) e racconta di un mondo devastato da una nuova glaciazione di natura artificiale, frutto di un tentativo andato fuori controllo di abbassare la temperatura del pianeta, oramai insostenibile. Le poche migliaia di esseri umani sopravvissuti vivono a bordo di un treno completamente autosufficiente destinato a viaggiare all’infinito nella landa desolata.
D’accordo, la premessa è a dir poco dozzinale, ma funge da pretesto per ricreare in scala un modello estremizzato di società capitalistica. Il microcosmo del treno è infatti rigorosamente suddiviso in classi sociali: i più poveri conducono la loro vita miserabile in coda, ammassati in luridi carri bestiame e costretti a nutrirsi di nient’altro oltre che di ripugnanti barrette proteiche (la cui disgustosa composizione verrà svelata più avanti); i più ricchi, presumibilmente, vivono nell’agio nei vagoni prossimi alla locomotiva. Dico presumibilmente perché tutta la lunga parte iniziale è ambientata tra i derelitti dei vagoni di coda, lasciando così il mistero (sia per personaggi, sia per noi spettatori) di che cosa si nasconda nel resto del treno (contrariamente a quanto accade nel fumetto, dove viene svelata ben presto la vita nei vagoni “ricchi”).
Le classi più abbienti detengono il potere con il pugno di ferro attraverso il braccio armato di una polizia stile Gestapo: per mantenere l’equilibrio reprimono ogni tentativo di rivolta con metodi di inaudita ferocia, costringendo il proletariato a vivere nella disperazione e nella rassegnazione. Ma lo status quo è destinato a cambiare…
Protagonista del film è quel marcantonio di Chris Evans, volto noto ai più giovani per le sue poco memorabili interpretazioni di personaggi Marvel quali La Torcia Umana e Capitan America: fortunatamente, in Snowpiercer, dimostra un eccellente physique du rôle nell’interpretazione del carismatico Curtis, uno dei membri di spicco della casta inferiore, deciso a cambiare per sempre l’equilibrio socio-politico del treno: ha infatti elaborato un piano per liberarsi del giogo oppressivo della polizia e prendere possesso del treno.
Ma ogni rivoluzione costa, e la sua chiederà un prezzo di sangue esorbitante.
Snowpiercer è un film dallo stile (e dal ritmo) particolare, che sicuramente sorprenderà chi è avvezzo al solo cinema hollywoodiano e avrà comprato il biglietto magari attratto da un cast infarcito di star americane (oltre a Chris Evans troviamo Tilda Swinton, Ed Harris e John Hurt). Comincia con le classiche atmosfere da post apocalisse stile Mad Max o Waterworld, con i sopravvissuti vestiti di stracci che tirano a campare come possono. Poi si trasforma in un action all’arma bianca, con un livello di violenza ben superiore a quanto siamo abituati a vedere nei film americani di questo tipo, anche se le peggiori nefandezze avvengono fuori campo (la versione uscita nelle sale italiane dovrebbe comunque essere quella integrale, di circa due ore). Infine cambia di nuovo pelle, trasformandosi in un apologo politico dalle atmosfere rarefatte e quasi surreali.
Man mano che i nostri avanzano per i vagoni la sceneggiatura ci presenta costantemente nuove sorprese, dall’ambientazione (raffinatissime le scenografie, che caratterizzano alla perfezione ogni vagone e la sua funzione) alle insidie nascoste dietro ogni porta. L’avanzamento potrebbe ricordare quasi quello di un videogioco, con i protagonisti che devono affrontare prove sempre maggiori fino al conseguimento finale. Il che, per essere chiari, non è necessariamente un difetto: la citazione verso una cultura “bassa”, come è quella dei videogiochi, può permettere anzi soluzioni originali e innovative. Per restare in ambito coreano, tutti ricordiamo e apprezziamo la celeberrima sequenza da “picchiaduro a scorrimento” di Oldboy (a proposito, Park Chan-wook è tra i produttori: occhio alla citazione).
Capitolo personaggi: nessuna storia, per quanto ben scritta, risulterà davvero memorabile senza grandi personaggi. Snowpiercer, fortunatamente, vanta un’eccellente rosa di personaggi sfaccettati e benissimo interpretati. Ogni personaggio, che si tratti dei protagonisti o dei comprimari, è ben caratterizzato e rimane nella memoria, grazie soprattutto a un’abile scrittura che non ha paura di mostrarne le contraddizioni e i lati oscuri. Scordatevi quindi l’eroe senza macchia o l’antagonista cattivo per il solo gusto di esserlo. Una menzione particolare va a Tilda Swinton, che interpreta il Ministro, una figura incaricata di gestire il potere per conto della Locomotiva. Imbruttita, spietata, codarda, infida: un villain memorabile.
Tanti i pregi, dunque, ma anche un paio di difetti. Il più evidente è la realizzazione degli effetti speciali digitali, davvero scadenti, in netto contrasto con la cura riposta nei costumi e nelle scenografie. Tutte le inquadrature degli esterni e del treno hanno un aspetto da telefilm, per non parlare delle animazioni. Un po’ lo stesso problema che affliggeva The Host. Che sia chiaro, le idee e l’intelligenza sono un propellente più affidabile rispetto agli effetti speciali, tuttavia il cospicuo budget forse prometteva qualcosa di più: si parla infatti di circa 40 milioni di dollari messi a disposizione di Bong. Per fare un paragone, il Sunshine di Danny Boyle, costato poco di più (29 milioni di sterline), vanta effetti speciali da kolossal americano. È lecito sospettare che gran parte del budget se ne sia andato nel cachet degli attori.
L’altro difetto è forse qualche passaggio a vuoto della sceneggiatura: mi riferisco a qualche spunto lasciato cadere (la presunta chiaroveggenza di un personaggio) ma soprattutto al finale, dove probabilmente non si sapeva dove andare a parare: alcune sequenze conclusive, ma soprattutto l’ultima risoluzione, lasceranno lo spettatore davvero sbigottito (se in modo positivo o negativo, confesso di non averlo ancora capito).
Dettagli, comunque: Snowpiercer è il miglior film di fantascienza uscito negli ultimi anni, riuscitissima miscela di sensibilità orientale ed occidentale, diverso da tutto ciò che il pubblico generalista è abituato a vedere. Quindi andate a vederlo senza pregiudizi o preconcetti, e poi, se avrete apprezzato, correte a recuperare i film precedenti di Bong.
Snowpiercer (Corea del Sud , Stati Uniti 2013, Fantascienza, Azione, Drammatico, 126’) di Bong Joon-ho con Chris Evans, Jamie Bell, John Hurt, Tilda Swinton, Octavia Spencer, Song Kang-ho, Ed Harris, Go Ah-sung, Ewen Bremner