Dove eravamo rimasti: lo stato della musica a inizio 2015
Gianluca Talia
Le top 10 di fine anno ormai impazzano ovunque e sembrano fatte apposta per scontentare sempre tutti. Da novembre in poi riviste e magazine fanno a gara a chi pubblica prima la classifica di fine anno e il risultato sono gli immancabili e tragicomici autogol dei mensili cartacei che, per riuscire a pubblicare gli agognati elenchi nel numero di dicembre, sono costretti a escludere un paio di mesi di pubblicazioni lasciando fuori puntualmente alcune delle uscite migliori. Quest’anno è successo con il disco di D’Angelo (il giovane fenomeno del neo soul di inizio millennio) che, ironia della sorte, pur essendo atteso da ben quindici anni (!) ha avuto il torto di essere pubblicato “solamente” il 16 dicembre, a giochi già fatti dunque per quasi tutti le testate. Questa perciò non vuole essere una classifica, non ci sono posizioni o voti in questa lista, e non serve ricordare che ci sarebbero decine di altri dischi altrettanto meritevoli di menzione. L’intento di questo gioco è semplicemente quello di indicare un disco a suo modo significativo per ogni “area d’influenza” che abbia avuto voce in capitolo in questo 2014 musicale appena trascorso.
Italia
Edda – Stavolta Come Mi Ammazzerai?
Il terzo disco della seconda vita dell’ex cantante dei Ritmo Tribale è quanto di meglio abbia offerto la musica italiana (e forse non solo) durante il 2014. Un disco in verità piuttosto fuori dal (suo) tempo ma talmente bello e potente da poter ammettere una deroga rispetto alla premessa appena fatta. Musicalmente Stavolta come mi ammazzerai? segna un cambio di direzione netto rispetto ai due lavori precedenti grazie alla scelta di farsi accompagnare da una band fin dalla costruzione dei pezzi. Il nuovo assetto funziona alla perfezione, la struttura dei brani è più convenzionale e lineare rispetto al passato e il risultato è un sano rock dalle tante sfaccettature, ora hard ora quasi punk. I passaggi memorabili sono tanti. Provare il singolo Stellina, due minuti e mezzo di hardrock dal tiro assassino, o il climax di Puttana da 1 Euro per credere.
Songwriting
Perfume Genius – Too Bright
Terza prova per il trentatreenne da Seattle che si ripresenta, più androgino che mai, con un disco di raffinato pop d’autore che ne conferma le notevoli doti di songwriting e rappresenta un passo avanti nella propria evoluzione artistica. La formula voce e piano che gli era valsa gli accostamenti all’icona Antony e tanto aveva convinto nei primi due dischi (il precedente Put Your Back N 2 It era stato una delle cose più delicate ascoltate nel 2012) viene accantonata, e la produzione dei brani sono irrobustite da ingombranti inserti elettrici. I due singoli Queen e Grid in particolare guardano volentieri al pop, benché in tralice e da lontano. Forse però il brano che più racchiude lo spirito di questo Too Bright è l’intensa Fool ma è tutto il disco a non accusare nessun calo, sia a livello di scrittura che di intensità. Interessantissima è anche la sentita performance al David Letterman Late Show in occasione della presentazione del disco.
Nu-R&B FKA Twigs – LP1
Thalia Barnett, vera Next Big Thing del 2014, giovane autrice e performer inglese, è una predestinata. La fisicità delle sue interpretazioni è già proverbiale e il suo stile riconoscibile. Fattasi notare grazie a un paio di EP promettenti non delude alla prima prova sulla lunga distanza, anzi fissa i parametri, anche estetici, per il futuro del moderno electro pop. Il disco è il meglio di cioè che offre il pop attuale, c’è R&B, c’è soul, c’è elettronica ma ci sono soprattutto le canzoni, e nessuno degli elementi è spinto all’eccesso, bensì ognuno è funzionale alla riuscita di un prodotto arty ma anche catchy e perfettamente a fuoco. Quando tra qualche anno si ripenserà a come suonava il 2014 l’orecchio dovrebbe tornare proprio da queste parti.
Elettronica
Caribou – Our Love
Nell’anno del ritorno di Aphex Twin è il canadese Caribou a farsi preferire in ambito elettronico seppur caratterizzandosi per un atteggiamento meno rigoroso nell’utilizzo della materia prima. Eccezion fatta per poche traccie, tra cui la titletrack e la houseggiantemente ruffiana Can’t do without you, Our Love è infatti un disco che mira a far cantare e muovere i fianchi contemporaneamente. Un lavoro “estivo” ma elegante, asciutto e senza sbavature. Buono sia per il remix da club che per l’ascolto in cuffia. Elettronica democratica.
Black
D’Angelo and The Vanguard – Black MessiahAlla fine il successore dell’acclamato Voodoo (correva l’anno 2000) ha visto la luce. Quindici anni di pausa tra un disco e l’altro per un artista in attività non è cosa che si veda tutti i giorni. Il fatto curioso è che Black Messiah venga ora pubblicato quasi a sorpresa e senza un lancio promozionale adeguato, quasi a suggerire una certa…Urgenza. Nonostante questo, il titolo ingombrante e la pubblicazione in concomitanza con i fatti di Ferguson, D’Angelo continua a concedere poco nulla al nuovo che avanza in fatto di black music, anzi. I riferimenti continuano a essere i Prince, i Marvin Gaye, i Funkadelic. Black Messiah non è un disco urgente, è attuale ma non moderno. Un nuovo classico, un lavoro autentico e potente che non delude le aspettative e convince pur senza stupire.
Folk
Sharon Van Etten – Are We There
Il disco della consacrazione per la cantautrice del New Jersey. Presente in quasi tutte le già citate classifiche di fine anno, grazie al potente traino del singolo Our Love, languido e furbetto pop radiofonico, è riuscito a elevarsi dal pantano del folk al femminile fino a raggiungere la posizione n.25 della classifica di vendite di Billboard. Il suo è un folk rock moderno e fortemente melodico, e il secondo singolo Your love is killing me è la love song del 2014: Break my legs so I won’t walk to you Cut my tongue so I can’t talk to you Burn my skin so I can’t feel you Stab my eyes so I can’t see