Alcune voci bianche sussurrano una melodia, in sottofondo una donna bofonchia qualcosa in spagnolo (la canzoncina per bambini Vaca lechera), una serie di bassi distorti tuona come un terremoto, una voce – decisa e calda – canta di un amore che sa di morte mentre una chitarra ha un attacco epilettico. Nel giro di pochi secondi, assistiamo, già conquistati, all’allineamento tra mondi che pensavamo paralleli e inconciliabili – la ruvidità del post-punk, il calore soul di una voce con personalità da vendere e la leggerezza pop di una serata trascorsa a ballare.
Staring at the Sun è la canzone che nel 2004 fece conoscere al mondo i Tv on the Radio e che ancora oggi ricorda i motivi per cui questo gruppo è stato così apprezzato al suo esordio: una musica “universale” che racchiude in sé registri e generi diversi senza mai apparire pretenziosa o sofisticata.
Venerdì 6 febbraio i Tv on the Radio sono attesi ai Magazzini Generali di Milano per quella che sarà l’unica data italiana del tour di accompagnamento a Seeds, il loro ultimo disco, uscito lo scorso novembre. Nell’attesa che il gruppo vi faccia rizzare i capelli come a David Letterman, quale migliore occasione per rispolverare il caleidoscopico catalogo del collettivo di Brooklyn?
Se è vero che Staring at the Sun, contenuta nel bellissimo EP Young Liars (da ascoltare assolutamente la cover a cappella dei Pixies, Mr. Grieves) e nel primo disco Desperate Youth, Blood Thirsty Babes era stato un ottimo biglietto da visita, fu proprio un’energica esibizione al Late Show di David Letterman a far conoscere i Tv on the Radio a un pubblico più vasto e a farli affermare come una delle realtà più interessanti di New York.
Agli inizi degli anni Zero, la Grande Mela era una città in pieno fermento, non solo musicale, e i Tv On The Radio ne sono diventati assoluti protagonisti assieme a Strokes, Interpol, Rapture, Yeah Yeah Yeahs, Liars, solo per citarne alcuni. Del resto, come poteva essere atrimenti? Return to the Cookie Mountains, il secondo disco dei Tv on the Radio, è stato uno degli album più belli della scorsa decade e vanta, al suo interno, diverse collaborazioni di tutto rispetto, tra cui quella con il concittadino David Bowie, il quale ha fatto carte false per conoscerli e cantare con loro: per la cronaca, la canzone in cui si può ascoltare il Duca Bianco è Province.
In Dear Science, uscito nel 2008, i suoni si allargano e sconfinano nell’elettronica, in sezioni di strumenti a fiato, chitarre funky, clap-clap e riverberi fantasmatici: è questo il secondo apice della loro carriera, un’elegante sintesi tra malinconia e allegria, come dimostrato dalla bellissima DLZ, brano che molti conosceranno per essere stato incluso nella colonna sonora di Breaking Bad.
Mischiando elementi così diversi in ogni canzone, sarebbe stato facile disorientare il pubblico dando vita a un disco ondivago e dispersivo. Dear Science, invece, non è stato nulla di tutto questo, anzi, è riuscito a sviluppare ulteriormente le sonorità dei Tv on the Radio, proiettandole in un’orbita sconosciuta, grazie soprattutto al lavoro certosino del produttore e chitarrista Dave Sitek, colonna portante del gruppo.
Per il successivo Nine Types of Lights, invece, i Tv on The Radio puntano ancora più in alto e decidono di accompagnare l’intero disco con un film, una sorta di colonna visiva che include, oltre ai singoli videoclip di ciascuna canzone, frammenti di interviste a cittadini newyorkesi su amore, futuro, sogni e celebrità, le tematiche attorno alle quali ruotano i testi dell’album.
Nel singolo You, il gruppo inscena un immaginario scioglimento e si ritrova in una tavola calda, a distanza di un anno, per tirare un primo bilancio. A giudicare dalle storie sembra proprio che la forzata inattività non abbia giovato all’effervescenza delle loro vite… E così, l’idea che il cantante Tunde Adebimpe se ne vada in giro per la città, vestito in stile Prince con tanto di parrucca, per promuovere il suo nuovo progetto, è intollerabile non solo per lo spettatore ma anche per i componenti del gruppo al punto da indurli, saggiamente, a ricostituirsi.
Nine Types of Lights è stato definito come un album “camaleontico”, ma non nel senso positivo del termine: i Tv on the Radio esplorano, in ciascuna canzone, diversi generi senza lasciare un’impronta organica e decisa su tutto il lavoro. Ciononostante, nella sua tracklist troverete alcuni tra i pezzi più accessibili che abbiano mai scritto, oltre all’eterea Killer Crane, che non ha niente da invidiare alle canzoni della band più osannate.
L’uscita del disco è stata seguita dalla drammatica e prematura morte del bassista Gerard Smith, una perdita dolorosa che sembrava aver messo l’esistenza stessa della compagine in forte discussione. Tuttavia, nel 2013 i Tv on the Radio ritornano in scena in veste di curatori dello storico festival inglese All Tomorrow’s Party e, per l’occasione, pubblicano due nuove canzoni, Mercy e Million Miles, le prime senza Smith in formazione.
Lo scorso novembre la band newyorkese è tornata con Seeds, anticipato dai singoli Happy Idiot e Careful You. Il disco è stato accolto tiepidamente dalla critica, segnale di quanto esigente sia diventata la carta stampata nei confronti di un gruppo da cui ci si aspetta a ogni album un salto di qualità. Infatti, sebbene Seeds sia sicuramente lontano da alcuni apici del passato e le manipolazioni da studio di Sitek prendano spesso il sopravvento sugli strumenti, le dodici canzoni presenti nel disco scorrono molto piacevolmente riposizionando il loro suono verso territori elettronici e metafisici.
Con queste premesse e la curiosità di vedere come riusciranno a interpretare questi pezzi su un palco, il concerto di venerdì è un’occasione da non perdere.