Il numero 7 della rivista «Orlando Esplorazioni» è dedicato ai “Futuri venerati maestri” della generazione di scrittori che oggi hanno tra 50 e 69 anni. I curatori Paolo Di Paolo e Giacomo Raccis hanno realizzato un sondaggio interpellando critici e lettori esperti tra i 20 e i 40 anni chiedendo loro di rispondere con tre nomi alla domanda: chi, tra i 50-60enni di oggi, continueremo a leggere in futuro? Su Leparoleelecose si può leggere l’introduzione di Giacomo Raccis. Su «Orlando Esplorazioni» si può leggere la lista intera di chi ha risposto e l’esito delle votazioni.  Ai primi dieci classificati sono state dedicate altrettante brevi voci enciclopediche, accompagnate da un ritratto. Nei giorni scorsi sono state pubblicate in rete quelle relative a Walter Siti, Antonio Moresco e Michele Mari. In loro compagnia si trova, a grande sorpresa, anche Elena Ferrante, di cui proponiamo qui la scheda critica scritta Margherita Ghetti.

«Orlando Esplorazioni» è disponibile a partire da ieri presso lo stand di Giulio Perrone Editore al Salone Internazionale del Libro di Torino e nelle principali librerie; è anche scaricabile online.


Elena Ferrante, che ci piaccia o meno, è ormai diventata una presenza ricorrente del bel mondo letterario nostrano, e resterà – scrittrice in carne ed ossa, o nom de plume – in mezzo ai maestri dei nostri tempi, maestra. Dal 2011, anno di pubblicazione dell’Amica geniale – titolo di testa dell’omonima quadrilogia, seguito da Storia del nuovo cognome (2012), Storia di chi fugge e di chi resta (2013) e Storia della bambina perduta (2014) – i suoi romanzi, più un titolo di non fiction (La frantumaglia, 2003), hanno fatto parlare. Scrittura “femminile”, la sua, in debito con le atmosfere e i temi di Sibilla Aleramo: storie di donne – madri, figlie, amiche – che si muovono per Napoli affidate a una mano narrativa esperta, che alterna momenti introspettivi a bozzetti vividi di quell’italianità tipica che fa impazzire gli americani. È oltreoceano, infatti, che la Ferrante ha conquistato applausi unanimi, e uno scaffale d’onore nelle librerie, con la sua prosa controllata tradotta in un inglese casual, accattivante, condita con copertine sgargianti. È diventata un prodotto tipico italiano, un souvenir.

Dall’opera prima, L’amore molesto (1992), al più recente I giorni dell’abbandono (2002), entrambi portati sul grande schermo, Elena Ferrante si prende i tempi di scrittura lunghi di chi lascia depositare le parole nel silenzio, e propone di pensare l’atto della lettura come una riposta al caos e alla frammentarietà del multitasking. Come nei quattro volumi dell’Amica geniale, che dipanano i fili di un’amicizia durata sessant’anni, dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, ricomposta sulla pagina dal lavorio della memoria. Ed è così che i suoi personaggi – geniali e perduti – i suoi amori – molesti e decennali – rimarranno nel tempo. Perché conquistano chi legge, ma lasciano, da buoni amici, lo spazio per ritrovarsi nel presente della lettura, ma anche per rivedersi bambine o immaginarsi adulte, e rivelano i meccanismi ben oliati e silenziosi – il loro mistero – dei legami umani. Continuerà ad affascinare quanto forse a lasciarci interdetti, Elena Ferrante, come il mistero sulla sua identità, che smette di importare solo se, come ci esorta l’autrice stessa, ci rassegniamo a pensare i libri come “organismi autosufficienti”, per cui l’autrice, strizzando l’occhio a Roland Barthes, non conta più, ma conta il nostro sguardo di lettrice o lettore a passeggio tra i panorami e i bassifondi del golfo di Napoli.