Le vacanze estive si avvicinano per tutti, anche per la Balena. E, come ogni luglio, più implacabili delle zanzare che si danno appuntamento al tramonto per banchettare con i nostri polpacci, sbarcano i consigli letterari per l’estate. Quest’anno, però, c’è qualche novità. Tutti i libri sono infatti uscite recenti o recentissime, e tutti quanti saranno in bella vista alla libreria Virginia e co. di Monza. Tra l’altro, sappiate che acquistando una delle nostre proposte potrete tornare a casa con le fiammeggianti borse baleniere. Che poi non si dica che non sappiate come portare un po’ di letteratura in spiaggia. E ora via, si parte.
Philip ó Ceallaigh, Appunti da un bordello turco, Racconti edizioni (Giacomo Raccis)
Palazzoni di dieci piani schierati lungo periferie infinite, marciapiedi che si fondono al sole cocente dell’estate, giardini edenici circondati dall’arsura di sterminate lande desertiche: è un paesaggio ai limiti quello evocato nei diciannove racconti raccolti dall’irlandese ó Ceallaigh in questo libro con cui fa il suo esordio la casa editrice Racconti. E in questi scenari si muove un’umanità di picari, testimoni di ambizioni nobili che il tempo ha ridotto all’auscultazione delle più elementari funzioni vitali. Fatta la tara a un’intermittente vena da bohème meta-letteraria, il lettore saprà apprezzare la spontaneità ruspante e la testimonianza schietta di un mondo che sopravvive con i denti alla spietatezza di un meccanismo intramontabile: quello dell’homo homini lupus. Lunghezze e qualità variabili: Dolcezza per una breve pausa prima di un bagno o sdraiati in un parco durante una sosta pomeridiana; Nel quartiere per una lunga serata in veranda, esposti alla brezza dell’estate.
Annie Ernaux, L’altra figlia, L’orma (Michele Turazzi)
«Ciò che sto facendo qui è rincorrere un’ombra», dice Annie Ernaux ed è vero: l’ombra di una sorella scomparsa e mai conosciuta, se non attraverso parole sussurrate captate per caso, un paio di foto ingiallite e poche altre flebili tracce. Ed è su queste basi – ancora una volta autobiografiche – che la scrittrice francese imbastisce un dialogo impossibile, eppure reale, con quella ragazzina scomparsa settant’anni prima. Ernaux scava nella propria memoria come scava nel linguaggio alla ricerca del giusto termine e del miglior accostamento e, con pochi tocchi – a una lettura disattenta possono quasi sembrare semplici, tanto la ricerca stilistica è accurata e rigorosa – arriva a costruire un ponte che collega il mondo dei vivi e quello dei morti. Postilla a margine: aver creduto in un’autrice sbarcata per la prima volta in Italia più di vent’anni fa senza lasciare traccia e portare avanti una sistematica pubblicazione delle sue opere inedite è una scelta editoriale coraggiosa, controcorrente e, soprattutto, felicemente riuscita. E io, da lettore, ringrazio.
Davide Reviati, Sputa tre volte, Coconino Press – Fandango (Carolina Crespi)
Il nuovo – gigantesco – romanzo a fumetti di Davide Reviati è esattamente il libro da non portare in vacanza: pesa tantissimo e lo si legge in poco più di un’ora. Con il tratto indeterminato – attenzione, mai abbozzato – di chi ha fiducia che il riscatto (narrativo e quindi umano) sia sempre possibile, Reviati racconta la storia di Guido, ragazzino alle prese con il dovere di crescere, e insieme quella degli Stančič, una famiglia rom di stanza in paese. La Romagna di provincia, a cui Reviati ci aveva abituati in Morti di sonno, diviene in Sputa tre volte un luogo dell’anima: semirurale, dimenticato, feroce. Proprio come l’ingombrante rimosso del porrajmos – in lingua rom “divoramento” –, ossia lo sterminio di 500.000 tra sinti e rom in epoca fascista, portatori del fantomatico wandertrieb, il gene del nomadismo. Onirico e leale, Reviati dipinge una cronaca privatissima, che mira dritto verso la catastrofe, con i suoi santi – John Wayne – e i suoi dannati – Loretta, la bambina già vecchia. Il consiglio è di leggerlo un giorno prima di partire, perché questo è uno di quei libri per cui rischiereste di perdere l’aereo.
Eric Ambler, Viaggio nella paura, Adelphi (Matilde Quarti)
Estate di code, estate di attese, in treno, al gate dell’aeroporto, in metropolitana andando al lavoro con la camicia già sudata che si attacca al collo. Eric Ambler, con i suoi thriller immersi nella storia, forse scriveva proprio in vista dell’estate e della spossatezza. Viaggio nella paura, recentemente ripubblicato da Adelphi, parla di una partenza in nave, dalla Turchia all’Italia, di un ingegnere inglese che nella sua testa nasconde segreti bellici e tanta voglia di tornare a casa. Un viaggio che non è uno spostamento ma una feroce corsa da fermi, perché correre da fermo è l’unica cosa che può fare un ingegnere, su un piroscafo, inseguito dai nazisti. Il romanzo di Ambler, narratore minuzioso e pulitissimo, è la storia di un incubo, di un pericolo confuso ma sempre presente in cui le scene di tensione sono lunghe e sfumano in siparietti distensivi e colpi di scena a fine capitolo. Non è un caso che Ambler sia stato anche sceneggiatore, perché il ritmo cinematografico incalza il lettore ad ogni pagina, di paragrafo in paragrafo, di fotogramma in fotogramma: il night turco, la pupa con il suo protettore, il nazista freddo e calcolatore, l’angusta cabina e il ponte battuto dal vento e dalla salsedine. Viaggio nella paura è libro perfetto per chi non ama volare e cerca una distrazione, per chi vuole viaggiare in pausa pranzo, per chi cerca scrittura densa, immagini nitide e un intrattenimento vorace.
Alessandro Bertante, Gli ultimi ragazzi del secolo, Giunti (Davide Saini)
Cosa c’è di meglio di leggere, spaparanzati sotto l’ombrellone, la storia di un viaggio avventuroso? Cosa c’è di meglio di leggere, in un bus notturno tenuto insieme dalla volontà, la storia di un viaggio avventuroso? Ma soprattutto cosa c’è di meglio di leggere, tra una (o due) pivo e una generosa dose di ćevapčići, la storia di un viaggio avventuroso in quelle stesse terre che ora si chiamano Croazia, Slovenia, Montenegro, Bosnia, Serbia e che fino a poco tempo fa si chiamavano Jugoslavia? E se a questa racconto avventuroso e a questa visione storica, spaparanzati o scomodi che si stia, su una spiaggia croata o sui monti Appalachi, si potesse aggiungere anche uno sguardo sulla storia degli anni Ottanta italiani? Be’, forse lo stile non sarà poetico, forse il piglio non vi farà elevare, ma non credo si possa chiedere di più a una lettura come questa: intrattenere, divertire e ricordarci pezzi della nostra identità e della nostra storia.
Manuele Fior, I giorni della merla, Coconino Press – Fandango (Massimo Cotugno)
Dopo la graphic novel Le variazioni d’Orsay, il fumettista e illustratore Manuele Fior torna con una raccolta di storie brevi apparse su importanti riviste italiane e straniere. Dieci fumetti che sono istantanee brucianti, affreschi di un mondo colto al volo nella sua sintesi. Viaggiamo da Berlino a Parigi, passando per il Laos e la Norvegia, fino a giungere a futuribili città in cui due enormi robot si scontrano in pieno centro urbano. Sorprende la capacità di Fior di padroneggiare innumerevoli tratti e registri, portando il fumetto a rompere le consuete barriere linguistiche per raggiungere picchi d’intensità emotiva visti solo nei lavori del collega Gipi. Si procede dal particolare all’universale, slegati dalla necessità di unire i punti o fornire maggiori dettagli di ciò che viene raccontato. Le storie si presentano così sconnesse, frammenti di vita illustrata catturata nei suoi momenti decisivi. Manuele Fior si conferma autore colto e di grande sensibilità sia artistica sia umana.
Paolo Bottiroli, Questa è la mia casa, Edizioni La Gru (Francesca Salamino)
Che cos’è casa? Per ciascuno di noi è tante cose e sensazioni diverse. Paolo Bottiroli prova a esplorare il significato di questa piccola ma complicata parola, attraverso la forma del racconto breve. Collocate in un periodo particolare della storia italiana, queste narrazioni intime hanno a che fare con il viaggio, con l’amore, con il ricordo, con la guerra e, agli occhi più attenti, sveleranno che la vita prende spesso delle pieghe del tutto inaspettate. Se quest’estate viaggerete, se vivete lontano da quello che vi è sempre sembrato casa o se ve ne siete costruiti un’idea del tutto nuova, questo libro sarà un’ottima compagnia ad ogni passo.
Javier Marias, Così ha inizio il male, Einaudi (Alessandro Mantovani)
Ancora una volta Javier Marías prende le mosse da una citazione di Shakespeare e, dopo l’ormai famoso Domani nella battaglia pensa a me del Riccardo III, si passa ad Amleto: è lui a pronunciare la frase che dà il titolo al nuovo libro edito Einaudi. Il romanzo si inscrive perfettamente nel percorso di Marías avendo come proprio centro le relazioni amorose, in particolare il matrimonio, e le conseguenti ambiguità che compongono le azioni umane. In questo romanzo dall’atmosfera senz’altro più tesa rispetto ai precedenti, ma dove non mancano digressioni a rallentarne il ritmo, il tema già affrontato degli Innamoramenti si intreccia alle vicende storiche della Spagna postfranchista e al rimescolamento nel presente della classe sociale che aveva sostanziato il regime, come già raccontato da Javier Cercas nel suo ultimo romanzo L’impostore. È proprio qui che il desengaño si fa denominatore comune dell’intera vicenda, politica e privata: la vita, sembra dire l’autore, è tutta costellata di veli, inganni, falsificazioni, nebbie e tradimenti, sta a noi il compito di dirimerli.
Don de Lillo, Zero K, Picador (Alessandra Scotto di Santolo)
Il Convergence è un istituto sotterraneo nascosto tra i deserti dell’Asia Centrale. Patrocinato da Ross Lockhart, capitalista visionario, è un luogo ideato per coloro che – vicini alla morte – sono disposti ad affidare il proprio corpo all’ibernazione con la speranza di tornare in questo mondo il giorno che un’armata di scienziati illuminati avrà finalmente trovato la chiave per la vita eterna. Artis aspetta il suo momento di «transizione al livello successivo», in compagnia del marito Ross e del figlio di lui, Jeffrey. Zero K è invece il nome del processo che permette di compiere questa transizione prematuramente, la scelta accarezzata da Ross, disperato all’idea di vivere senza Artis. Enigmatiche riflessioni sul senso del tempo vengono trasformate dal tono derisorio di Jeffrey in una satira del misticismo new age. Zero K è riservato a chi quest’estate vuole rispolverare l’inglese attraverso una ricerca metafisica e sci-fi, in attesa che Einaudi, nell’autunno, faccia sbarcare in Italia l’ultima fatica di De Lillo.