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Premio Bergamo 2017: i finalisti

Mentre da più parti si continua invocare il Grande Romanzo Italiano, il Premio Narrativa Bergamo dimostra ancora una volta la propria attenzione a quel che succede nella “terra della prosa”.

Un reportage, due autobiografie, una favola moderna e un romanzo-in-forma-di-tragedia: è questo l’esito della selezione delle cinque opere finaliste dell’edizione di quest’anno.

Ieri, alla Biblioteca Tiraboschi di Bergamo, Andrea Cortellessa, membro del comitato scientifico del premio insieme a Silvia De Laude, Marco Belpoliti e Angelo Guglielmi, ha rivelato l’attesa cinquina che gareggerà per la conquista della XXXIII edizione del premio.

 

Andrea Bajani, Un bene al mondo, Einaudi 2016

 

 

 

 

 

 

Rossana Campo, Dove troverete un padre come il mio, Ponte alle grazie 2015

 

 

 

 

 

 

Nadia Terranova, Gli anni al contrario, Einaudi 2015

 

 

 

 

 

 

Giorgio Vasta, Absolutely nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani, Humboldt Books-Quodlibet 2016

 

 

 

 

Alessandro Zaccuri, Lo spregio, Marsilio 2016

 

 

 

 

 


 

 

Così, anche quest’anno, il comitato scientifico ha saputo interpretare la linea sperimentale che da sempre caratterizza il premio e ha selezionato cinque opere che interpretano variamente le potenzialità del romanzo in quanto genere ibrido, luogo di mescidazione dei codici e delle scritture. Tanto che, a sentire Andrea Cortellessa, nessuno dei cinque libri candidati potrebbe essere propriamente definito “romanzo”.

Nonostante riporti la definizione in copertina, infatti, Dove troverete un padre come il mio è un mémoir con cui Rossana Campo mette a nudo il suo rapporto con il padre, un personaggio contraddittorio, ora maestro capace di tracciare la strada della figlia devota, ora irresponsabile alcolista che rifiuta qualsiasi vincolo. La scrittura di Campo, ormai nota ai suoi lettori più affezionati, riesce a riscattare il nucleo di dolore e solitudine che il racconto produce, grazia a una capacità di toccare anche con ironia la materia più incandescente che giace al fondo dell’animo di ciascuno.

E sempre di autobiografia, seppur camuffata, si dovrebbe parlare per il romanzo di Nadia Terranova, che dopo una lunga esperienza nella letteratura per ragazzi tenta la strada del romanzo adulto e lo fa mettendo in scena la vicenda amorosa di due ragazzi che, nella Messina del 1977, vivono tutte le esperienze che costituiscono l’immaginario di quel decennio. Droga, Aids, sesso, politica: questi temi prendono progressivamente il sopravvento, lasciando i due amanti in preda a pulsioni individuali, a slanci separati, che finiranno per portarli lontani l’uno dall’altro, quando saranno andati ormai troppo avanti per ripercorrere Gli anni al contrario.

Fatta di avanti e indietro è invece la vicenda narrata da Alessandro Zaccuri in Lo spregio: Franco Morelli traffica con le prostitute e gli spalloni in un paese vicino alla frontiera con la Svizzera; suo figlio Angelo nasce con il mito del padre e quando diventa grande decide di ripercorrerne le orme. Zaccuri ricorre al repertorio del tragico esistenziale per raccontare una tensione emulativa che si trasforma progressivamente in competizione, provocando il rapido degenerare di una vicenda nata storta. Anche Andrea Bajani narra una storia “di frontiera”.

Un bene al mondo utilizza però il filtro straniante della favola per dare alla narrazione il tono dell’allegoria: in un mondo in cui ciascuno porta al guinzaglio il proprio dolore, l’incontro tra un bambino e una “bambina sottile” genera la magia del riconoscimento che farà scoprire al lettore l’importanza di rivelarsi fragili.

Senza confini, invece, è lo spazio esplorato da Giorgio Vasta nel viaggio di due settimane nei luoghi abbandonati degli Stati Uniti. Quello che doveva essere un semplice reportage diventa Absolutely nothing, una meditazione sulla consistenza del tempo e dell’esperienza quando ci si spinge ai margini della comunità umana, là dove qualcosa c’era, là dove non c’è più nulla.

È forse l’esplorazione della solitudine il filo conduttore di questi libri che, come ha sottolineato Andrea Cortellessa, non fanno nulla per offrire a lettore risposte consolatorie alle domande esistenziali che ogni pagina sollecita.

Ai lettori appassionati che ieri hanno seguito la presentazione, ai giurati selezionati che il 29 aprile, al Teatro Donizetti, esprimeranno il nome del vincitore, spetta il compito di riconoscere queste consonanze tematiche e stilistiche, ma anche – o forse soprattutto – il compito di individuare l’opera che meglio soddisfa le grandi aspettative che una simile presentazione ha portato a nutrire.

Noi della Balena Bianca faremo la nostra parte, intervistando gli autori, raccontandone i libri e seguendo da vicino gli incontri con loro, che si terranno tutti alla Biblioteca Tiraboschi:

La strada che porta alla premiazione è ancora lunga, ma gli attori sono scesi in campo. E tocca ai lettori, adesso, cominciare a giocare.