Giovedì 1 febbraio, alle ore 18, nell’Aula Magna dell’Università di Bergamo (Piazzale Sant’Agostino), verranno annunciati i finalisti della XXXIV edizione del Premio Narrativa Bergamo. Saranno presenti Andrea Cortellessa, membro del Comitato Scientifico, il Presidente Massimo Rocchi e la Segretaria Flavia Alborghetti; a moderare, il nostro Giacomo Raccis.
Nell’attesa di conoscere i cinque nomi, ci prepariamo ascoltando le voci di alcuni degli autori che negli anni passati si sono aggiudicati il primo posto. Abbiamo posto loro quattro domande e ne abbiamo ricevuto il racconto di un’esperienza che va oltre la semplice partecipazione a un premio letterario. Dopo Marco Missiroli, oggi tocca ad Stefano Valenti, che nel 2015 ha vinto con La fabbrica del panico (Feltrinelli).
Nel 2015 hai vinto il Premio Bergamo con La fabbrica del panico: che posto occupa nella tua produzione quell’opera? A che punto eri con il tuo lavoro di scrittore?
Era la mia opera prima, un’opera importante, fondativa. Pubblicato nel 2013 da Feltrinelli, è la storia di un giovane uomo che arriva a Milano dalla Valtellina. Operaio metalmeccanico non specializzato presso le officine Breda. Quel ragazzo ama la pittura ma per vivere è costretto dentro una camera.loculo in condivisione con altri operai turnisti del reparto. Un reparto – camera a gas – in cui si soffoca d’amianto. I turni sfiancanti, il sistema concentrazionario e impenetrabile della fabbrica, l’umiliazione e la paura di povertà e solitudine, le lotte per salari e turni più umani. E qui gli operai ancora non erano a conoscenza dei danni prodotti in loro da quelle lavorazioni. I primi casi di malattia, la dirigenza che insabbia le carte, il muro di omertà, il latte per la “bronchite cronica”. Loro avevano paura che il corpo non avrebbe retto alla fatica di turni massacranti ma non avevano cognizione che iniziavano a morire. Quel romanzo e i premi ottenuti – oltre al Premio Bergamo, il Premio Campiello opera prima 2014 e il Premio Volponi opera prima 2014 – hanno tratteggiato la mia attività e mi hanno consentito di scrivere un secondo romanzo, Rosso nella notte bianca, Premio Volponi 2016 e Premio Viadana 2017. Ora preparo il terzo romanzo.
Il Premio Bergamo prevede diversi incontri, con i lettori adulti e con gli studenti, ma soprattutto con un gruppo di lettura del carcere della città: che ricordo hai di quei momenti di confronto?
Sono stati momenti di grande intensità e hanno consentito un rapporto continuo con la città. Sebbene non avessi avuto l’occasione di presentare il testo in carcere, ho potuto entrare in contatto con studenti e docenti, in particolare studenti e docenti del Liceo Falcone, dove negli anni successivi ho tenuto laboratori di traduzione editoriale e di narrativa civile.
Tra i romanzi selezionabili per quest’edizione (usciti cioè tra gennaio 2016 e settembre 2017), quali sono i cinque che porteresti in finale?
Una storia nera di Antonella Lattanzi;
Una storia semplice di Simona Vinci;
La notte ha la mia voce Alessandra Sarchi;
L’arminuta Donatella Di Pietrantonio;
Al giardino ancora non l’ho detto, Pia Pera.
Cosa ne pensi dei premi letterari? Oltre ad avere una funzione per le vendite dei premiati, pensi che abbiano anche un valore dal punto di vista del riconoscimento letterario?
Credo siano importanti ma dipende dai premi, dalla credibilità che hanno costruito nel tempo, dalla professionalità delle giurie. Ma di certo rappresentano una grande opportunità per autori non ancora conosciuti.