È arrivato anche per noi il momento delle tanto aspettate vacanze. La Balena Bianca si prende una piccola pausa, per recuperare un po’ di energie in vista di una ripresa a tutta velocità: vi aspettiamo infatti al Festivaletteratura di Mantova, dal 4 all’8 settembre, un festival che per noi quest’anno vorrà dire soprattutto Climate Fiction. Sabato 7 avremo infatti il piacere di conversare con Amy Brady, la direttrice editoriale del Chicago Rewiew of Book, e Fabio Deotto, autore del romanzo Un attimo prima (Einaudi Stile Libero). Nell’attesa, vi lasciamo con la nostra consueta lista di consigli di lettura per l’estate. Buone vacanze, balenieri!
(E se l’otium vi fa sentire particolarmente generosi, perché non date un’occhiata alle varie modalità con cui è possibile sostenere il nostro progetto e le nostre attività?)
Chris Offutt, Mio padre, il pornografo, minimum fax (Giacomo Raccis)
Leggere l’autobiografia di uno scrittore significa fare un viaggio tra i suoi demoni, scoprire da dove ha origine il suo immaginario. Leggere l’autobiografia di uno scrittore significa anche leggere un racconto di formazione in forma di leggenda, perché ogni dettaglio acquista un significato speciale alla luce di quanto il suo autore ha saputo fare da grande. E questo romanzo personale può acquisire tinte differenti: idilliache, oppure gotiche, oppure ancora tragiche, come nel caso di Mio padre, il pornografo. Chris Offutt, che da qualche anno abbiamo cominciato ad apprezzare per il suo stile scabro e diretto nel raccontare la desolazione del Kentucky orientale, narra qui la vita di suo padre, Andrew J. Offutt, autore tra i più prolifici e popolari di romanzi di fantascienza, fantasy e pornografici. Da scrittore a scrittore, Offutt costruisce un percorso a doppio binario, dove le idiosincrasie, le passioni e le ossessioni del padre trovano riflesso nelle insicurezze, nelle fughe e nei silenzi del figlio. Nel ricostruire la parabola privata di un uomo che solo nella scrittura è riuscito a elaborare i propri inconfessabili tormenti, Offutt ci restituisce anche un’indispensabile guida ai suoi romanzi, passati e futuri.
Paolo Pergola, Attraverso la finestra di Snell. Storie di animali e degli umani che li osservano, Italo Svevo (Michele Farina)
È difficile non provare gioia nel leggere questi brevi racconti dedicati al mondo degli animali, perché una percepibile gioia c’è stata nello scriverli. L’autore, biologo di professione, utilizza con sapienza gli stilemi del racconto di osservazione per inscenare aneddoti etologici, che mettono il lettore nella condizione di contrattare il suo punto di vista di essere umano (che sempre un animale resta) per abbracciare altri modi di esperire il mondo. Pergola sa che la nostra conoscenza degli animali non è “democratica”, perché esistono animali altamente carismatici, inflazionati, e altri le cui meraviglie restano ignote ai più: per questo motivo il suo bestiario è tanto variegato quanto inaspettato, invertebrato e vertebrato in egual misura. Gustando una prosa sempre rapida e gustosa, scoprirete il segreto dello squalo di Groenlandia, perché le volpi attaccano sempre da sud e quale relazione sussiste tra l’accoppiamento delle lepri canadesi e le macchie solari. Mi taccio sulla finestra di Snell, che fornisce il titolo al libro, suggerendo solamente che si tratta di uno di quei casi in cui la realtà, o meglio la natura, supera la fantasia.
Francesca Matteoni, Dal Matto al Mondo. Viaggio poetico nei tarocchi, Effequ (Carolina Crespi)
Quest’anno, in spiaggia: tarocchi. Ebbene, non essendo del ramo, mi sono comunque incuriosita quando in libreria ho scovato questa nuova uscita di effequ. Il libro di Francesca Matteoni ci racconta del perché il Matto è senza perché e di come esso riverbera in ognuno degli Arcani e intanto negli scritti di W.B .Yeats e T.S. Eliot. I rimandi alla poesia attraversano l’intera opera di Matteoni, e poetico è lo sguardo che l’autrice rivolge al mondo, uno sguardo di cura e attesa, che ci ricorda l’importanza di estraniarsi perché l’arte trovi spazio, esistendo nonostante noi, l’arte che si libera solo se attraversa un territorio non presidiato. La volontà diviene sinonimo di vitalità, e il consiglio di Kavafis è quello di non sprecarla, di non sciuparla nel gioco balordo degli incontri e degli inviti. Finirete per guardarvi attorno con aria indagatrice, accanto a voi, stravaccata sulla stuoia, riconoscerete l’Imperatrice, nutrice e madre, donna verde da cui si diramano radici e foglie, come viene rappresentata nei Wildwood Tarot, la stessa che fa capolino nei versi di Anne Sexton, nella storia infinita di Michael Ende, nelle parole di Antonella Anedda. Francesca Matteoni scrive bene e si fa leggere bene. Questo è un libro per chi ama ascoltare: i poeti conversano tra di loro, le loro parole imbastiscono un senso, valicano le epoche e raggiungono, in modo diverso, ciascuno di noi.
Ismail Kadare, Aprile spezzato, La Nave di Teseo (Michele Turazzi)
Una delle note più liete del mercato editoriale recente è la ripubblicazione delle opere di Ismail Kadare. Dopo La Bambola, uscito nel 2017, e La provocazione, dell’anno successivo, La Nave di Teseo porta sullo scaffale delle novità Aprile spezzato, uno dei romanzi più importanti di quello che è considerato il maggiore scrittore albanese contemporaneo. Siamo sull’altopiano del Nord, un territorio fieramente fuori dal tempo, tra montagne ostili, vallate incolte e sparuti villaggi. Qui il vento soffia incessante e la vita è regolata dal Kanun, un sistema di leggi e consuetudini antico quasi quanto l’altopiano stesso. È il Kanun, per esempio, a obbligare Gjorg a vendicare l’uccisione del fratello. Ed è sempre il Kanun a dire che, una volta compiuto il suo dovere, Gjorg avrà soltanto un mese di libertà. Scaduto questo mese, sarà braccato e ucciso a sua volta, in un vortice di vendette che legherà le due famiglie rivali per l’eternità. Inutile dire di che mese si sta parlando.
Gilberto Severini, Consumazioni al tavolo, Sentiamoci qualche volta, Playground-Fandango (Marcello Sessa)
L’estate è una stagione che costringe i corpi, consegnati al mondo quasi denudati, a nuove misurazioni. Gilberto Severini, nei suoi romanzi d’esordio, originariamente pubblicati nella prima metà degli anni Ottanta con la benedizione di Pier Vittorio Tondelli, e ristampati quest’anno da Playground-Fandango, cerca di fare proprio questo: misurare la temperatura di esistenze smarrite nel caldo, attraverso la scrittura. Il volume comprende Consumazioni al tavolo (1982), rapsodico resoconto del ritorno fuori tempo massimo ai luoghi dell’adolescenza di un gruppo di amici marchigiani, e Sentiamoci qualche volta (1984), romanzo epistolare a più voci che ricostruisce le vicende sentimentali di due persone che da anni non si vedono più, legate ormai soltanto dalle lettere. In entrambi i casi, la prosa di Severini tende alla grazia; “educata” ed essenziale, si presta perfettamente a registrare le oscillazioni anche minime degli stati d’animo, nei momenti in cui pure li si lascerebbe volentieri in vacanza.
Adrián N. Bravi, L’idioma di Casilda Moreira, Exorma (Giulia Marchina)
Adrián N. Bravi racconta, con il dono di una prosa lineare, il segreto del günün a yajüch, un’antica lingua indios scampata a secoli di conquiste e contaminazioni progressive e resistita nella Pampa sterminata nel solo villaggio di Kahualkan. A complicare ulteriormente il tentativo del giovane Annibale di ricostruire quell’idioma è il fatto che a conoscerlo sono rimasti solo Casilda Moreira e Bartolo Medina: poiché i due, ormai anziani, non si parlano da anni, l’inchiesta linguistica dello studente è costretta a mettere da parte ogni metodo e a farsi indagine privata e amorosa, un vero e proprio tentativo di riavvicinamento. Forse quest’estate, a coloro che si perderanno nella natura e godranno della sua quiete, potrebbe rivelarsi l’essenza delle parole commosse di Casilda Moreira, aggrappate al loro ultimo respiro.
Giorgio Scianna, Cose più grandi di noi, Einaudi (Davide Saini)
Cosa c’è di meno estivo di un bel romanzo sugli anni di piombo? No, non solo ambientato nella Milano degli anni di piombo ma proprio su quella stagione: un libro sui pentimenti degli estremisti e sulle implicazioni etiche del pentimento stesso e della legge che iniziò a tutelarli e a consentirli. Giorgio Scianna riesce nell’impresa di parlarci di tutto ciò, e della storia di una famiglia immersa suo malgrado in quella stagione, con un romanzo scorrevolissimo e di lettura piacevole. Alla fine del libro si dà sicuramente ragione alla citazione di Lansdale: «Dopo poche pagine ero catturato da personaggi e trama, e sapevo di essere nelle mani di un maestro nel raccontare storie». Ma oltre alla storia e ai personaggi Scianna porta al lettore interessanti spunti di riflessione su quel periodo storico, sulla responsabilità, sui rapporti famigliari, sulla colpa, sul pentimento e sulla punizione.
Fabio Bacà, Benevolenza cosmica, Adelphi (Ambrogio Arienti)
Kurt O’ Reilly è una persona come molte altre: vive a Londra, lavora come dirigente per un istituto di statistica, vive tra alti e bassi una bislacca relazione con una ragazza, Liz, aspirante scrittrice. La sua è insomma una vita normale, per niente entusiasmante. Tutto cambia però quando Kurt si ritrova in balìa di una stagione di benevolenza cosmica: tutto comincia a girare per il verso giusto fino all’eccesso, fino a farlo insospettire. Perché tutto – ma proprio tutto – sta andando alla grande? È statisticamente impossibile, e Kurt ne è pienamente cosciente, visto il suo lavoro. Ha inizio così la ricerca della fonte di tanta benevolenza, di questa sorta di cortocircuito karmico, raccontata con il ritmo percussivo di un romanzo giallo e la forza stilistica d’un nuovo, giovane autore all’esordio.