«L’onda si era abbattuta sul mondo e aveva portato via tutto, case, macchine, animali ed esseri umani a migliaia, strappando carni e muri di cemento per seppellirli sotto marosi e correnti spaventosi, schiacciarli, inghiottirli senza ritegno». Così racconta Sandrine Collette – docente all’università Parigi-Nanterre e già vincitrice del Grand Prix de littérature policière – l’immane tsunami che devasta una buona parte del pianeta nel suo ultimo romanzo, Dopo L’onda, uscito in Italia per edizioni e/o. La nota scrittrice francese è solo una delle ultime “acquisizioni” da parte di un fenomeno letterario attorno al quale è montato un grande interesse da parte di critica e lettori negli ultimi anni, con svariati best-seller in classifica: parliamo della climate fiction.
A metà tra fantascienza e romanzo distopico, la CliFi è da molti considerato un sottogenere che ha spesso come tema centrale la vita sulla terra dopo un evento catastrofico di natura climatica. A differenza della fantascienza classica però, le vicende non sono ambiente in un lontano futuro, bensì in una dimensione temporale prossima al nostro presente, o quantomeno con diversi elementi a richiamarlo. Se le prime opere di climate fiction si possono annoverare tra gli anni 60 e 70 – Il mondo sommerso di J.G Ballard del 1962 oppure, secondo la studiosa Adeline Johns Putra, Heat di Arthur Herzog del ’77 –, è nell’ultimo decennio che questo tipo storie ha cominciato ad interessare anche grandi autori di fama internazionle, tra cui Margaret Atwood e la sua trilogia Maddadam (ormai un classico del genere) e Ian McEwan con Solar.
Ci si chiede a questo punto quale ruolo può avere la CliFi in un momento storico così delicato per il pianeta in cui forse è necessario proprio un modo migliore e più avvincente per comprendere meglio il pericolo che stiamo correndo. Per questo la redazione della Balena Bianca ha scelto quest’anno di parlare proprio di climate fiction nell’incontro Climate fiction: la distopia dietro l’angolo, al consueto appuntamento del Festivaletteratura di Mantova, e lo farà con due ospiti speciali che ci forniranno gli strumenti per capire meglio il fenomeno.
Stephanie LeMenager
Formatasi ad Harvard e attualmente docente di Letteratura Inglese e studi ambientali dell’Università dell’Oregon, Stephanie è tra i massimi esperti di studi umanistici applicati a temi come il cambiamento climatico. Fa parte del comitato Humanities for the Environment e ha collaborato con diversi artisti nello sviluppo di installazioni e performance a tema ambientale. Ha pubblicato Living Oil, Petroeum Culture in the American Century e Manifest and Other Destinies: Territorial Fictions of the Nineteenth-Century United States. Qui il suo sito personale. (LeMenager sarà in collegamento via Skype)
Laureato in biotecnologie e tra i più interessanti scrittori italiani della nuova generazione, Fabio Deotto è uno dei pochi autori nostrani ad aver inserito elementi CliFi in una sua opera e si occupa di divulgazione relativa al cambiamento climatico e alle sfide del futuro prossimo per numerose riviste nazionali cartacee e online, tra le quali segnaliamo la Lettura, Esquire e Il Tascabile. I suoi romanzi, editi da Einaudi, sono Condominio R39, uscito nel 2014, e Un attimo prima, del 2017.
Climate fiction: la distopia dietro l’angolo, inserito nel ciclo Accenti, si terrà in Piazza Sordello a Mantova, sabato 7 settembre alle 21.00.
La partecipazione è gratuita.