Uscito a trent’anni esatti dalla morte di Giorgio Manganelli, il saggio di Andrea Cortellessa, Il libro è altrove. Ventisei piccole monografie su Giorgio Manganelli, costituisce un primo bilancio dello sforzo critico, perdurante da un quarto di secolo, di colui che dell’opera manganelliana è uno degli interpreti più sensibili, già curatore di alcune sillogi postume dello scrittore di Hilarotragoedia e autore di numerosi contributi critici a lui dedicati, tra i quali voglio ricordare almeno il fondamentale saggio sul rapporto tra Manganelli e le Operette morali (A. Cortellessa, Al Leopardi ulteriore. Giorgio Manganelli e le Operette morali, in Le Operette morali e il Novecento italiano, a cura di N. Bellucci e A. Cortellessa, Roma, Bulzoni, 2000, pp. 335-406). La peculiare morfologia del volume pubblicato da Sossella merita di essere osservata da vicino per meglio comprendere il progetto critico a esso soggiacente: Il libro è altrove, si discosta dalla ormai classica struttura della monografia scientifico-accademica, optando per un disegno, per dirla con un sintagma manganelliano «Tutto arbitrario, tutto documentato».
L’indice del libro si presenta infatti come un vero e proprio alfabeto – un «abbecedario giocoso» recita la quarta – dove a ogni lettera è associata una keyword che rimanda a uno dei brevi interventi raccolti: questo è il principio che ordina le ventisei monografie di Cortellessa, per la maggior parte recensioni, pezzi e interviste già apparse in varie sedi nei suoi ventisei anni di attività come critico di Manganelli, ora riunite in un’unica sede e corroborate da un cospicuo quanto puntuale apparato di note collocato in fondo al volume, che aggiorna e allarga l’orizzonte dei singoli testi. Le note vanno così a formare un vero e proprio libro secondo, che non zavorra però la scorrevolezza dei contributi, i quali restano per esplicita volontà autoriale quanto più possibile vicini alla loro forma originale. Il volume si arricchisce della presenza di tre scritti di Manganelli dedicati al pittore e amico Gastone Novelli ed è ulteriormente impreziosito dalle riproduzioni delle tavole con cui lo stesso Novelli illustrò Hilarotragoedia.
Un primo merito del libro di Cortellessa, la cui struttura ancipite garantisce accessibilità e precisione accademica, è di permettere al lettore di orientarsi nel dedalo delle pubblicazioni postume di Manganelli grazie a un continuo sforzo di contestualizzazione, integrazione e individuazione di nessi critici rilevanti con le opere pubblicate prima della sua morte, sopraggiunta nel 1990. Il libro è altrove rappresenta un bilancio di questo primo trentennio ‘ulteriore’ anche per ciò che riguarda la bibliografia critica dedicata all’autore, non risparmiando di indicare i risultati ottenuti finora e alcuni nodi che restano ancora da sciogliere. Considerata l’occasionalità degli interventi raccolti, più che tentare di ricavare ostinatamente una prospettiva monistica su Manganelli, operazione peraltro scoraggiata fin dalla premessa del libro, ha forse più senso indicare alcuni sentieri critici, che corrispondono grossomodo ad altrettanti volti di questo maniacale poligrafo, che gli interventi di Cortellessa contribuiscono e hanno contribuito negli anni a precisare. Un primo gruppo di voci (corrispondenti alle lettere C, G e, a modo suo, E) rende conto del Manganelli scrittore odeporico, qualifica la cui salienza nel bilancio generale sulla sua figura è emersa a pieno solamente nel nuovo millennio anche grazie lavoro dello stesso Cortellessa, curatore e chiosatore dei reportages italiani (G. Manganelli, La favola pitagorica. Luoghi italiani, Milano, Adelphi, 2005) e nord-europei (G. Manganelli, L’isola pianeta e altri Settentrioni, Milano, Adelphi, 2006) di Manganelli. Per verificare come gli esiti della geocritica manganelliana, insieme all’exemplum letterario di Gianni Celati, costituiscano per Cortellessa gli assi non-cartesiani della scrittura di luogo nel secondo Novecento italiano, si veda anche la bella introduzione del critico all’antologia Con gli occhi aperti. 20 autori per 20 luoghi (a cura di A. Cortellessa, Roma, Exòrma, 2016, pp. 5-40).
Passando in rassegna l’indice del volume saltano all’occhio le tre voci significativamente dedicate ad autori di area anglosassone (Keats, Swift e Yeats), le uniche esplicitamente intitolate a scrittori, le quali, oltre a facilitare il rispetto della contrainte alfabetica adottata da Cortellessa, stanno a enfatizzare una delle vocazioni più antiche e che più affascinano nella figura di Manganelli, ossia, per usare una felice espressione di Viola Papetti ripresa da Cortellessa, quella di «anglista cancellato» (citata a p. 33), dove il participio, più che sinonimo di mancato, sembra rimandare al concetto di abrasione del nome, una delle chiavi poetiche e teoriche del Discorso dell’ombra e dello stemma, opera la cui ristampa adelphiana è peraltro magistralmente recensita in questo volume. I pezzi intitolati ai tre autori anglosassoni, veri e propri numi tutelari di Manganelli sin dalla prima ora, sono fra le incursioni più consistenti e felici dell’abbecedario di Cortellessa. La fitta rete di rimandi dell’apparato di note invita a percorrere il libro in più sensi, creando una sorta di struttura aperta ma solo apparentemente loose fra una monografia e l’altra: la citazione da Pinocchio: un libro parallelo che suggella il lavoro invita esplicitamente a una fruizione di questo tipo. A lettura conclusa è forte l’impressione che il dibattito sui rapporti che legano Manganelli alla letteratura anglosassone e angloamericana, alla quale è dedicata anche la breve voce A, ne esca decisamente arricchito.
Oltre a una serie di interviste che diversificano e vivacizzano la lettura (si vedano le voci D, G, L e R) e ad alcuni brevi pezzi per aficionados (in particolare B e F), mi sembra che Cortellessa compia il suo affondo decisivo con i due inediti dedicati ai rapporti di Manganelli con le arti visive, ennesimo – «forse imprescindibile» (p. 156) asserisce a ragione il critico – lato da scoprire di questo poliedrico autore. Se Illustrazioni per libri inesistenti accompagna il trittico di pezzi che Manganelli ha dedicato a Gastone Novelli, offrendo uno spaccato del rapporto che legava i due nei fermentosi anni ’60, la terzultima monografia – quella associata alla lettera X, la più lunga del libro – è una fenomenale cavalcata che ripercorre alcune tappe significative del Manganelli descrittore di immagini e opere d’arte. Il frutto più noto di quest’area della sua produzione è rappresentato da Salons, pubblicato per la prima volta da Franco Maria Ricci nel 1987 e contenente gli articoli apparsi sulla rivista «FMR» nei quali Manganelli si cimentava nell’arte dell’«ekphrasis rovesciata» (p. 160), dipingendo verbalmente oggetti e quadri in absentia, o meglio a partire da fotoriproduzioni. Misurando la distanza di Manganelli dall’inevitabile modello longhiano, Cortellessa reimposta con efficacia il discorso sulla «pittura come menzogna» (p. 164), leggendo e interpretando le pagine dell’autore milanese dedicate a Caravaggio, Pitocchetto, Tiepolo e Fontana.
Quelli che ho concisamente prospettato sono solamente alcuni degli itinerari possibili all’interno del libro di Cortellessa, dove anche le inevitabili sovrapposizioni, fisiologiche per un libro simile e dichiarate fin da principio, sono degne di attenzione: penso ad esempio al ricorrere della citazione con cui Calvino, introducendo l’edizione francese di Centuria. Cento piccoli romanzi fiume, definiva Manganelli (fra cautelose virgolette), un «‘moralista’» e addirittura «‘interprete del nostro tempo’», idea non poi così peregrina se si ha qualche familiarità con la sua attività di corsivista. Il lettore che volesse formulare differenti traiettorie di percorrenza troverebbe sicura soddisfazione: Il libro è altrove è un esperimento riuscito nella forma quanto nei risultati, un baedeker irrinunciabile per i lettori e gli studiosi che vorranno addentrarsi ancora una volta, in questo secondo trentennio ulteriore, nei meandri dell’affascinante universo manganelliano.
Questa recensione è uscita nel numero 38-39 della rivista «Oblio – Osservatorio Bibliografico della Letteratura Italiana Otto-novecentesca», scaricabile al seguente link.
L’immagine dell’header è un particolare della sovracoperta della prima edizione di “Centuria: cento piccoli rimanzi fiume” di Giorgio Manganelli (Rizzoli 1979).
Andrea Cortellessa, Il libro è altrove. Ventisei piccole monografie su Giorgio Manganelli, Roma, Luca Sossella Editore, 2020, pp. 304, € 16.