La Berlinale non è solo un festival cinematografico in cui è selezionato e valutato il meglio della cinematografia mondiale, ma anche l’occasione per gli attori di entrare in contatto con l’industria, fare network con produttori e registi. Questa è l’occasione per giovani talenti di aprirsi a future collaborazioni che possano rendere le loro carriere sempre più internazionali. Dal 1998 una giuria seleziona le migliori promesse del cinema europeo e offre loro una vetrina alla Berlinale, dove incontrare giornalisti, pubblico e ovviamente il loro futuro lavorativo. Sono le cosidette European Shooting Stars. Nel 2018 ebbi modo di intervistare una Matilda De Angelis ancora semi sconosciuta fuori dai confini italiani, ma che dimostrava di avere le idee chiare sul suo futuro e tutta la determinazione di chi sogna in grande. Quest’anno è il turno di Benedetta Porcaroli, giovanissima attrice romana con all’attivo già undici film e che iniziò a muovere i primi passi proprio con Matilda De Angelis, nella serie Tutto può succedere andata in onda sulla Rai dal 2015. Ci incontriamo a un tavolo di una sala conferenze di un albergo nel centro di Berlino. Visibilmente provata dalla non-stop di 4 giorni di interviste e sovraesposizioni, sembra comunque molto a suo agio.
Come sta andando la tua esperienza berlinese?
Bene, grazie. Stiamo facendo tantissime interviste. Abbiamo conosciuto molti casting directors, producers, è un occasione imperdibile per un attore, farlo da soli sarebbe complicato, invece ora li abbiamo tutti nello stesso spazio. Ma certo, la tabella di marcia è bella serrata.
Parliamo un po’ delle tue ultime interpretazioni. Una delle frecce al tuo arco è la capacità di rappresentare la malinconia, qualcosa che traspare molto nei tuoi personaggi. Si può dire che fa un po’ parte di te?
Sì, forse perché sono una persona romantica e passionale, quel sentimento mi appartiene. La malinconia è un processo, una specie di spleen, ed è un momento di crescita che tengo per me, ora che di momenti così ne ho sempre di meno.
5 anni fa nel tuo stesso posto qui a Berlino c’era Matilda De Angelis ed entrambe avete compiuto i primi passi nella stessa serie televisiva. A 24 anni hai già una filmografia notevole. Ti aspettavi tutto questo e come ti vedi nel futuro prossimo?
Non me l’aspettavo, non era qualcosa che avevo programmato, è capitato e penso di averla realmente scelta solo in un momento successivo, quando sentivo di essere a mio agio nei panni degli altri. Cerco di procedere a piccoli passi: questa carriera la vivo come una maratona. Quella dell’attore è una strada lunga, tortuosa. Per me è soprattutto una passione e cerco di aggrapparmi a questo nei momenti difficili.
Qual è stato il ruolo piu difficile da interpretare e quello più facile?
Quando ero più piccola mi dicevano che ero naturale, mi venivano più facili, i ruoli proposti avevano meno sfumature, si trattava perlopiù di adolescenti. Direi che nel tempo la complessità è aumentata, ad esempio per quanto riguarda il ruolo nel film La scuola cattolica o Amanda.
Come elabori questa vita che vivi a cento all’ora? Cosa diresti alla ragazza che eri 10 anni fa?
Questa vita ha un’intensità molto elevata, non ho tanto tempo per me. Mi vedo per certi versi molto simile a quello che ero, per altri molto diversa. Non sono molto a mio agio nei miei panni. Sicuramente questo è un momento di passaggio, molte cose stanno cambiando, sto diventando una donna ed è un momento nostalgico e un po’ doloroso. Però anche molto curioso.
In cosa pensi di essere cambiata?
Sono cambiate le percezioni delle cose. Ho perso un po’ la spensieratezza, ma forse non ne ho mai avuta. Di certo riesco a dare più valore alle cose, come le relazioni, le persone che amo. Cerco di essere una buona compagna, una buona amica, un’attrice e una buona figlia, senza snaturarmi.
Ora stai lavorando a un paio di progetti. Ce ne vuoi parlare?
Sì, uno è il Vangelo Secondo Maria tratto dal romanzo di Barbara Alberti. Abbiamo girato in Sardegna quest’estate e interpreto la Vergine Maria che si ribella al suo destino e che decide di fare un figlio con un uomo che ama, senza un’imposizione divina. L’esperienza è stata bellissima, forse il personaggio più totalizzante che abbia avuto modo di interpretare. La Maria sulla scena è un personaggio in movimento, non la statua che siamo soliti ammirare. È una ragazza della Galilea che vuole vivere, studiare, essere libera, ma le verrà imposto un destino.
Poi se non sbaglio ti vedremo anche in un horror?
Si, sarò una suora in convento in Immaculate di Michael Mohan. Abbiamo girato da poco a Roma con Sidney Sweeney, che sarà la protagonista.
Ti sono mai piaciuti gli horror?
Sì, ma quelli più alla Lasciami entrare. Non sono un’amante del genere più gore, come Saw l’Enigmista.
Questo horror per te rappresenta un’apertura verso un cinema più internazionale. Vedi il tuo futuro artistico fuori all’Italia?
Io amo l’Italia e credo che abbiamo tantissimi talenti e nuovi sguardi da coltivare. Non vorrei darmi alla fuga, anzi, vorrei continuare a credere nel nostro cinema. Certo non mi precludo la possibilità di lavorare all’estero, in America per progetti interessanti. Ma non ho quello che si direbbe l’American dream.
Nelle tue interviste traspare sempre una certa spontaneità e sincera voglia di conversare, ma negli ultimi anni sei diventata una figura di riferimento della tua generazione. Questo tuo essere molto diretta e l’essere sovraesposta, ti hanno mai creato dei problemi?
La cosa che non sopporto è quando strumentalizzano fatti della mia vita privata per vendere un giornale. Mi è stato già fatto notare che dovrei parlare di meno dei fatti miei, essere meno diretta, ma io ho piena fiducia negli esseri umani e il tradimento non fa parte dell’orizzonte delle possibilità, quindi l’idea che qualcuno mi inganni semplicemente non lo contemplo (anche se accade e forse dovrei imparare a essere meno trasparente).
Quindi alla fine quanto paga essere così trasparenti nel mondo del cinema?
Secondo me alla fine comunque paga, magari prendi delle mazzate, ma preferisco rimanere me stessa.
Che cosa ti è piaciuto vedere al cinema di recente?
The Fabelmans di Spielberg secondo me è un capolavaro e anche Decision to Leave di Park Chan-wook l’ho trovato bellissimo. Anche Living mi è piaciuto molto. Sono molto curiosa di vedere il documentario di Martone su Troisi (Quaggiù qualcuno mi ama, ndr).
Quanto ti prende l’attività cinematografica nelle tue 24 ore?
Sono un’amante del cinema e capitano quelle settimane in cui voglio andare al cinema tutte le sere o guardo alcuni film a casa, però cerco anche di dedicarmi ad altro. Non ho particolari hobby, ma cerco di fare un po’ di sport, fare lunghe passeggiate, vedere le persone a cui voglio bene.
Tu sei amata molto dai giovanissimi. Qual è il tuo rapporto con i tuoi coetanei e con gli adolescenti? Ti senti investita di qualche responsabilità nei loro confronti?
Adoro le nuove generazioni, sono dolcissimi. Mi piace andare a fare promozione nelle scuole in giro per l’Italia. C’è molta partecipazione e questi ragazzi sono intelligentissimi, è come se attraverso di te loro traducessero le loro paure, le loro rotture. Tu come attore incarni il loro riscatto generazionale.
Ti ricordi qualche domanda o riflessione in particolare?
Su La scuola cattolica mi hanno scritto delle cose molto commoventi. Poi mi colpisce il fatto che si spendono molto per delle battaglie. Se penso a me stessa a 16 o 17 anni, be’, ero ben più disinteressata. Il film Amanda è stato per loro un modo di discutere il tema della solitudine e dell’incomprensione. E questo mi fa molto piacere perché che cos’è il cinema, in fondo, se non un luogo dove sentirsi meno soli?
Sapresti indicare la tua attrice di riferimento in assoluto?
Diane Keaton mi fa ha sempre fatto molto ridere. Ma Kate Winslet senza ombra di dubbio è la mia preferita. Mi piace l’onestà che traspare dal suo recitato, senza sovrastrutture.
Ti piacerebbe un giorno passare dall’altra parte della cinepresa?
Si, certamente, anche se non penso che al momento il cinema italiano abbia bisogno di un mio film.
E su questa battuta ridiamo entrambi ed è arrivato il momento di salutarci.