Dopo diversi anni in cui a vincere sono state le scrittrici, sembra che una nuova tendenza sia cominciata al Premio Narrativa Bergamo. Infatti, dopo che l’anno scorso Francesco Bianconi aveva conquistato il primo posto, quest’anno è Matteo Melchiorre a riportare la XXXIX edizione del premio con il suo Il Duca (Einaudi 2022). Merito probabilmente di una narrazione avvolgente, in certo senso tradizionale, capace di esplorare il complesso rapporto tra l’uomo e la natura attraverso la vicenda di un personaggio preso dalle contrapposte spinte di un desiderio di riavere ciò che è suo e dell’inerzia di un destino di decadenza che appare inarrestabile. Ma merito anche della capacità di Melchiorre di affabulare il pubblico in occasione della sua presentazione alla Biblioteca Tiraboschi, mostrando come la sua formazione di storico sia stata proficuamente messa al servizio di una vena romanzesca che senz’altro troverà altre occasioni di cimento. Melchiorre ha inoltre legittimato la lunga fortuna che sta arridendo al suo romanzo.
La Giuria Popolare – composta da adulti, giovani, scuole e gruppi culturali (hanno votato 108 dei 119 aventi diritto) – ha premiato il libro di Melchiorre con 41 voti, staccando di poco Alberto Ravasio, l’enfant du pays (Cortellessa), secondo con La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera (Quodlibet Compagnia Extra) e 32 voti. Terza, più distaccata, Silvia Cassioli, che con Il capro (il Saggiatore) raccoglie 13 voti; dietro di lei Chiara Alessi, con Tante care cose (Longanesi), quarta con 11 voti, e Giorgio Vasta, con Palermo. Un’autobiografia nella luce (Humboldt Books), quinto con 9 voti.
La serata finale della XXXIX edizione del Premio Bergamo si è svolta nell’originale cornice del Teatro alle Grazie. A condurre, come di consueto, Max Pavan di Bergamo TV. Sul palco si sono succeduti, per i saluti di rito, l’Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti, e i rappresentanti di Camera di Commercio e Confesercenti – tra i Soci Fondatori del Premio -, oltre naturalmente al Presidente Massimo Rocchi. In rappresentanza del Comitato scientifico, composto da Silvia De Laude, Michele Mari, Andrea Cortellessa e, per quest’anno, dalla Libreria Ferrata di Brescia, è intervenuto proprio Cortellessa, che ha ribadito le ragioni strettamente letterarie che hanno guidato i lavori del comitato nella selezione della cinquina. Si sono poi alternati sul palco i cinque finalisti che nel corso della serata sono stati protagonisti di appassionanti conversazioni con Max Pavan e anche di brevi momenti di lettura dai loro testi. A chiudere, sono saliti sul palco due rappresentanti dello Spazio Bergamo per i Giovani del Polaresco che hanno presentato un progetto di brevi podcast registrati con i finalisti di quest’anno, prossimamente caricati su Spreaker.
Prima dello spoglio dei voti, con la storica lavagna aggiornata tranche dopo tranche, la serata è stata caratterizzata da due momenti molto significativi.
Il primo ha visto l’assegnazione dello storico premio alla carriera “Il Calepino” a Lia Levi. Il riconoscimento, giunto alla IX edizione e che vede nell’albo i nomi di autori e autrici come Luigi Meneghello, Dacia Maraini e Claudio Magris, raccoglie l’eredità culturale lasciata alla città dal famoso dizionario di Ambrogio da Calepio, per ricordare, attualizzandone lo spirito, un’opera capace di diventare uno strumento insostituibile per la diffusione e la trasmissione del sapere. Adriana Lorenzi, che ha dialogato con Lia Levi, ha ricordato anche le motivazioni che hanno portato all’assegnazione del premio; tra queste, la capacità della scrittrice di “incarnare il legame con la memoria di una Storia da non dimenticare e non nascondere per rispetto delle famiglie ebraiche che, come la sua, sono state perseguitate dal fascismo e dalle leggi razziali del 1938”. Le sue storie, tra cui il più famoso Una bambina e basta, “ci costringono con intelligenza e maestria ad affrontare gli eventi della grande e piccola Storia, cogliendo la dignità umana che è più forte della discriminazione che tenta di umiliare qualsiasi appartenenza, sia essa religiosa, politica o umana, quando si trasforma in un cartellino sulla fronte“.
Il secondo momento ha visto invece l’annuncio, da parte dell’Assessore Ghisalberti, di una rassegna culturale che il Premio Narrativa Bergamo – con la collaborazione della Balena Bianca – curerà il prossimo autunno. Si tratta di Convivio: il cibo nella cultura, un progetto promosso da Bergamo Città Creativa Unesco per la gastronomia, e che ha lo scopo di raccontare il cibo, la sua storia e le sfide che l’immediato futuro presenterà nel contesto del cambiamento climatico in corso, attraverso il lavoro di scrittori e intellettuali che hanno affrontato questo tema. La rassegna si svolgerà in quattro serate dal 22 al 25 novembre 2023 e ci vedrà direttamente protagonisti.
Mentre ancora tintinanno i bicchieri che brindano al nuova vincitore Matteo Melchiorre, ci si dà appuntamento al prossimo autunno, per una nuova, intrigante iniziativa con il Premio Narrativa Bergamo.