Nonostante una storia antica quanto quella del cinema (se non di più), a lungo il fumetto non ha ricevuto legittimazione estetica e riconoscimento accademico. Un problema? Certo, che in Italia comporta la mancanza di insegnamenti universitari dedicati, di istituzioni di promozione che godano di finanziamenti e prestigio. Un vantaggio? Per certi versi sì. Come sostiene Giuliano Cenati in Figure da leggere. Generi e prassi del fumetto in Italia (e dintorni) dal “Bertoldo” al graphic novel (Mimesis 2023), l’essersi sottratto a un processo di riconoscimento istituzionale ha garantito al fumetto “quegli spazi di libertà e di sperimentazione che altre forme espressive non sono in grado di coltivare altrettanto intensamente” (p. 17). Ancora: indenne dalla dipendenza di famiglie artistiche precedenti, il fumetto dimostra già negli anni Trenta, prima ancora del consolidamento della società di massa, “un approccio postmoderno” (p. 74), per la capacità di prendere con disinvoltura spunti e ingredienti da un più vasto orizzonte mediatico e utilizzando tecniche narrative prese dal cinema, dal teatro e dalla letteratura moderna.

In Figure da leggere, Cenati – che è professore di Letteratura italiana presso l’Università Telematica Pegaso e coordinatore del primo laboratorio didattico su Graphic novel e graphic journalism dell’Università degli Studi di Milano – raccoglie diciotto saggi scritti negli ultimi anni, che inseguono le tracce di questa libertà nella storia del Novecento e nella contemporaneità più prossima a noi, nelle pratiche di lettura e in quelle editoriali, nelle rappresentazioni culturali e nelle sperimentazioni formali. Alcuni di questi testi sono usciti in precedenza sulla rivista Tirature di Vittorio Spinazzola, del cui approccio allo studio della letteratura i saggi portano il segno, e su www.laletteraturaenoi.it di Romano Luperini. Altri incontrano i lettori per la prima volta.

Il volume è suddiviso in cinque capitoli, che seguono uno sviluppo tematico più che diacronico: il primo è dedicato prevalentemente all’editoria del fumetto (Dinamiche di lettura, produzione e riuso), il secondo ad alcuni dei più interessanti protagonisti della comicità a fumetti (Il comico, l’umoristico e i massimi sistemi), il terzo si concentra sulla rappresentazione della donna nel fotoromanzo e nel fumetto più recente (Il rosa, il sexy e la crisi del patriarcato), il quarto sui generi del giallo e del noir nella narrativa disegnata (Il giallo, il nero e le aporie della giustizia) e il quinto sulle più recenti contaminazioni tra romanzo e fumetto (Il graphic novel e il realismo a fumetti). La disposizione dei saggi, ordinati per problemi e questioni, contribuisce a creare un volume articolato, che alterna ricognizioni storiche ad approfondimenti tematici e che nel suo carattere di raccolta riesce comunque a creare un discorso coerente e organico. L’indagine narratologica è sempre combinata con un’analisi stilistica e della componente plastica delle storie. Cercherò ora di dar conto dello sviluppo del libro più nel dettaglio.

Il primo capitolo si occupa prevalentemente di indagare l’industria del fumetto, tra riviste e case editrici, proponendo una panoramica delle imprese più interassanti del Novecento e dei primi anni Duemila. Storicamente, a livello testuale le ricadute di questo sistema sono rintracciabili nello stretto legame tra fumetto, periodici e serialità. Come scrive Cenati nel saggio Il gusto del lettore seriale,

Il fumetto costituisce sin dalle sue origini uno dei regni della serialità narrativa. Il suo legame germinale con la periodicità giornalistica, la sua capacità di istituire relazioni con i lettori dalle compentenze più elementari, l’aver elaborato i propri codici espressivi mentre si venivano plasmando le forme più standardizzate della comunicazione editoriale hanno fatto sì che i meccanismi fondamentali del linguaggio fumettistico assecondassero le necessità del racconto in serie, periodico e ciclico. (p. 27)

La riconoscibilità, l’identità delle figure, la consequenzialità logico-casuale, la riproduzione dell’eguale e l’inserimento del diverso sono tutti elementi fondamentali del liguaggio verbo-visivo del fumetto, che tanti elementi di contatto ha con la stampa e il linguaggio giornalistico. Un ruolo fondamentale in questa storia è svolto dalla città di Milano, dove si sviluppano forse le più importanti iniziative nel settore, a partire dallo strapotere di Mondadori nel Ventennio, fino a Bonelli, il fenomeno Diabolik, e le più recenti imprese editoriali, come quella di Bao Publishing, che pubblica Zerocalcare, in queste settimane ai vertici delle classifiche di vendita con Quando muori resta a me. Cenati nota due fenomeni che caratterizzano gli ultimi decenni, vale a dire l’“irromanzimento del fumetto” nel formato graphic novel e una parziale “fumettizzazione dell’editoria libraria” (p. 63). A emergere è un gruppo di autori italiani “ben acclimatati in una postmodernità che contempera autobiografismo massimalista, trasfigurazioni visionarie, delicatezze psicologiche e realismo urbano” (p. 65). Su questo tema tornerà nel quinto capitolo.

Nel secondo, nel terzo e nel quarto, invece, Cenati insegue l’ampliamento dei confini dei comics, avvenuto nei decenni centrali del Novecento per mezzo di riviste di varia periodicità. L’approccio spinazzoliano porta l’autore a ricercare il percorso che dai margini del campo letterario porta il fumetto all’affermazione, inseguendo le imprese editoriali e le opere che sostengono questo ampliamento e tracciando i lettori che accolgono con entusiasmo questa nuova forma narrativa. Un primo allargamento della narrativa disegnata va in direzione, per ciò che riguarda i generi narrativi, dell’avventura e dell’umoristico (secondo capitolo), del rosa e dell’erotico (terzo), del noir (quarto).

Tra le considerazioni avanzate in queste pagine, risulta particolarmente utile l’analisi del poco noto Altan romanziere. Accanto alle vignette quotidiane e a storie brevi, infatti, Altan è autore di alcuni veri e propri romanzi a fumetti – Cenati parla di “storie lunghe, romanzesche e realistiche” – apparsi in rivista (“Linus”, “Alter Alter”, “Corto Maltese”) tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, quali Ada (1978-1979), Cuori pazzi (1979-1980), Macao (1983-1984) e Zorro Bolero (1985-1986). Il terzo capitolo allarga lo sguardo ad altre forme di visual narratives che si sviluppano nei decenni centrali del Novecento, concentrandosi in particolare sull’impatto nello scenario mediale del cineracconto, del cineromanzo e del fotoromanzo, forme di arti verbovisive sequenziali per molti aspetti assimilabili al medium fumetto. Protagonisti di queste sperimentazioni di largo successo popolare sono riviste del secondo dopoguerra come “Grand Hotel”, “Bolero Film” e “Sogno”. Accanto alle riviste, in questi capitoli emergono affondi su personaggi iconici della narrativa a fumetti del secondo Novecento, quali Alan Ford, Valentina, Alack Sinner e Dylan Dog.

Il quinto e ultimo capitolo del volume è quello più corposo, ed è quello che affronta più di petto i rapporti tra il romanzesco e il fumetto. Il capitolo – composto dai saggi Quando non era Graphic novel (pp. 175-186), Autonarrazione, autofinzione, autorialità (pp. 187-210), L’unità di misura della vita (pp. 211-218) e Una famiglia allargata: i generi del romanzo a fumetti (pp. 219-267) – mostra come l’avvento del graphic novel in Italia avvenga sulla scorta del suo successo internazionale agli albori del ventunesimo secolo. Come scrive Cenati, da lì in avanti «il linguaggio fumettistico si mostra prevalentemente incline alle narrazioni lunghe, articolate, di ambizione realistica, concepite e pubblicate in maniera unitaria”»(p. 175).

Oltre a dar conto delle odierne tendenze nel romanzo a fumetti (studiando in particolare i contributi di Gipi, Toffolo, Igort, Zerocalcare, Zuzu, Fumettibrutti, Vila, Reviati), Cenati ricostruisce la genealogia di questa forma, tenendo ben presente che anche in campo letterario, da Svevo a Gadda a Calvino, il romanzo ha spesso messo in discussione i propri fattori costitutivi, a partire da una strutturazione tendenzialmente omogenea e lineare. Hugo Pratt con Una ballata del mare salato (1967), Grazia Nidasio con le storie di Valentina Mela Verde (1969-1976), le storie del Commissario Spada di Gianni De Luca e Gianluigi Gonano (1970-1982), Andrea Pazienza con Le straordinarie avventure di Pentothal (1977-1981) e Gli ultimi giorni di Pompeo (1985) sono solo le prime trappe di quella storia della letteratura a fumetti che Cenati ricostruisce nei suoi snodi principali, mostrando quanto il campo sia fertile per ulteriori studi (diversi ricercatori in Italia e all’estero sono oggi al lavoro su questo fronte, si vedano i gruppi di ricerca SNIF e TICS).

Tra i tanti meriti di questo volume figura la capacità di integrare in maniera efficace il fumetto nel contesto della storia della  narrativa letteraria: Dylan Dog viene considerato “una delle manifestazioni salienti e più tempestive della narrativa postmoderna italiana”, alla pari dell’Eco del Nome della rosa o del Calvino di Se una notte d’inverno un viaggiatore; il Gipi di LMVDM La mia vita disegnata male (2008) viene letto alla luce della “migliore tradizione dell’inettitudine letteraria contemporanea” (p. 193) che procede da Mattia Pascal a Zeno Cosini; il modo di intendere il romanzo familiare mostrato da Sara Colaone, Zerocalcare, Pia Ferraris è ricondotto ai modelli canonici più illustri della letteratura moderna, dai Malavoglia a Menzogna e sortilegio. Questo approccio percorre trasversalmente l’intero volume, affrontando sia questioni teoriche (come la definizione di graphic novel) sia aspetti legati ai generi letterari. Figure da leggere offre inoltre approfondimenti su riviste e autori, cercando di fare chiarezza in un panorama complesso e dinamico. Senza tralasciare lo studio monografico di opere, personaggi, testate e autori emblematici, il libro diventa così una porta d’accesso ideale per esplorare i nodi fondamentali della ricca storia italiana della nona arte.


G. Cenati, Figure da leggere. Generi e prassi del fumetto in Italia (e dintorni), dal “Bertoldo” al graphic novel, Milano, Mimesis, 2023, 296 pp., € 26.