La mappa di oggi è inconsueta e rara: sono quattro cartoline, scritte a quattro mani da Yari Bernasconi e Andrea Fazioli, accompagnate da quattro foto da loro scattate. Sono tratte da Non importa dove, uscito per gabrielecapellieditore, nel febbraio 2025: un reportage da luoghi reali o meno, inaccessibili o quotidiani, perché, appunto, il dove importa relativamente, se si allena la grana dello sguardo.

Dalle montagne intorno a Orsières, Svizzera
È un giorno d’estate del 972. Nascosti tra le rocce, guardiamo il ponte di Orsières, sopra le acque della Drance d’Entremont. Sappiamo che i cespugli intorno al fiume brulicano di briganti saraceni. Fra pochi minuti passerà di qui con la sua scorta Mayeul, l’abate di Cluny. Verranno attaccati e catturati. Come scriverà Rodolfo il Glabro, fra l’abate cristiano e i predoni musulmani si svilupperà un certo dialogo, in attesa che venga pagato il riscatto. Intanto, però, non è successo ancora niente. La brezza muove le fronde, il sole brilla fra le rocce. Di fianco a noi compare discretamente un uccello di piccola taglia, striato di giallo. Ci guarda negli occhi. C’è una grande pace.

Dal parco Fuxing, Shangai, Cina
Nel parco Fuxing di Shangai, il sole infonde allegria alle attività di ogni giorno: chi passeggia, chi sorveglia bambini, chi si dedica agli scacchi o al Tai Chi. Passano giocolieri, illusionisti, farmacisti, massaggiatori. Molte persone aspettano in fila davanti alle postazioni del barbiere e del medico. In un angolo, un vecchio intinge un pennello nell’acqua e con gesti precisi, aggraziati, disegna sul vialetto una sequela di ideogrammi. Si tratta di un poema antichissimo, che di generazione in generazione è giunto qui, nel XXI secolo, riprodotto con straordinaria perizia. Prima ancora che il calligrafo scriva la fine del verso, il sole ne sta già cancellando l’inizio.

Dalla città di Sofronia, Impero di Kublai Kan
Tu ci conosci: abbiamo un certo talento per arrivare in un posto nel periodo più inopportuno. E infatti abbiamo mancato di poco l’alta stagione, quando Sofronia è una città piena, vivace. Ora i palazzi, l’ospedale, i monumenti e gli opifici sono andati via, insieme alle scuole e alle banche. Camminiamo nell’immobile durata del circo, delle giostre e degli ottovolanti. Tutto è silenzioso. Solo la grande ruota panoramica emette ogni tanto un cigolio, come un rimpianto o un sospiro d’attesa.

Da Corvesco, Svizzera
Nelle sere d’autunno a Corvesco i televisori scoppiettano in salotto, gli ultimi pendolari rientrano per la cena, i bambini corrono a lavarsi le mani. Perché torniamo sempre in questa valle fra le montagne? Qualcuno dice che bisogna attraversare ore di noia per poter finalmente riconoscere i dieci minuti in cui le cose cominciano ad accadere. Ma la verità è che qui non ci annoiamo. Riscopriamo ogni volta la cascata del Tresalti. Osserviamo il tramonto che si appoggia sul Monte Basso. Ceniamo al grotto Pepito. E soprattutto, salendo a piedi oltre l’ultima casa, con le luci di Corvesco alle spalle, ci troviamo a fissare quel muro impenetrabile che è il bosco. Qualche volta – lo sappiamo senza dircelo – ci sentiamo assediati da un nemico ineffabile, che invece di circondarci continua a bussare dall’interno. Così il bosco ci viene incontro, con le sue piste appena distinguibili, i ruscelli, i dirupi, e le volpi e i cinghiali nell’oscurità. Presenze ignote, ma vicine.